E’ pesantissimo il bilancio degli ultimi 8 anni per il sistema dell’autotrasporto in Sardegna. Nell’Isola, dal 2009 alla fine dello scorso anno, sono scomparse 647 aziende, con una percentuale di chiusura andata oltre il 20%. Tuttavia, non tutto è nefasto se si pensa alla merci movimentate che registrano un aumento del 20% (solide) e 4,1% (liquide).
Buone nuove anche sul fronte dei “ritorni a vuoto”, ovvero il numero dei mezzi che arrivano carichi in Sardegna e ripartono scarichi di merce prodotta o lavorata in Sardegna da distribuire nella Penisola o all’estero.
Nel 2016 questa percentuale era del 33% mentre nel 2017 è scesa al 23%, segno evidente di un flusso più consistente di beni sardi che varcano il mare verso altri mercati.
Trend positivo anche per quanto riguarda gli automezzi (esclusi icontainer) che hanno varcato il mare sulle navi Ro-Ro (adibite al trasporto di veicoli gommati): +1% tra il 2013 e il 2014, +2.62% tra il 2014 e 2015, +5.48% tra il 2015 e il 2016, +2.97% tra il 2016 e il 2017.
Sono questi i dati della crisi del trasporto merci su strada nell’Isola emersi nel dossier “Tendenze dell’Autotrasporto merci nell’estate 2018 in Sardegna”, realizzato
dall’Osservatorio per le PMI di Confartigianato Imprese Sardegna, su fonte ISTAT 2009-2017.
“Se l’edilizia soffre, l’autotrasporto è in pessima salute – commenta Giovanni Antonio Mellino, Presidente di Confartigianato Trasporti Sardegna – il nostro comparto ha prima subìto il dimezzamento del volume d’affari a causa della crisi generalizzata (in primis quella legata alle grandi fabbriche come Alcoa o Ottana, ma anche alle costruzioni) poi ha patito per la conseguente drastica riduzione delle imprese di trasporto locali e, per finire, ha visto l’arrivo, sul mercato regionale, delle grandi compagnie nazionali ed europee che poco lasciano sul territorio. All’opposto, c’è stato il conseguente incremento di tasse e burocrazia, con i costi cresciuti, nell’ultimo anno, di 4.092 euro per ogni veicolo circolante”. “Se pensiamo che la
diminuzione di oltre il 46% delle merci veicolati fino al 2016 equivale a un dimezzamento dei consumi dei sardi – analizza il Presidente – tutto ciò ci deve far rendere conto della drammaticità della crisi nel settore, nelle imprese e nelle famiglie”. “E’ necessario ricordarsi sempre che sul comparto si scaricano tutti i problemi delle imprese sarde – continua Mellino – e se la manifattura, o le costruzioni, non ripartono, o se alle persone mancano le condizioni economiche, ovviamente i mezzi rimangono fermi. Tutto ciòsi riverbera in modo principale su occupazione e crescita dei territori”.
Un settore, quello del trasporto merci, in costante squilibrio tra fatturati che si sgonfiano, da una parte e gasolio, pedaggi, assicurazioni, costi di esercizio e tasse che crescono, dall’altra. A tutto ciò si devono aggiungere il cronico deficit infrastrutturale, che verrà colmato con tempi lunghissimi, la concorrenza sleale,interna ed estera che opera senza regole e prezzi sottocosto, i pagamenti, soprattutto tra privati, con tempi non quantificabili e le imprese, quasi la metà un terzo del totale in Italia (35mila su92mila), non in regola con gli obblighi previsti dalla legge per chi voglia svolgere la professione. Senza dimenticare le variabili locali come la viabilità inadeguata, ovvero strade che aprono e chiudono
secondo le condizioni meteo o il dissesto idrogeologico, le ZTL istituite dalla mattina alla sera, e gli stalli urbani, per il carico e scarico, diventati ormai una vera rarità.