Continua a far discutere il ddl sullo ius soli il diritto di cittadinanza per chiunque nasca nel nostro Paese, approvato alla Camera nel settembre 2015 e ora in discussione al Senato. Proprio durante la votazione nell’emiciclo, oltre alla protesta dei senatori della Lega Nord, si è registrata l’astensione del Movimento Cinque Stelle, già
annunciata da Beppe Grillo sul suo blog. E ora il M5s si spinge oltre, con Di Maio che parla di legge “invotabile” e lo stesso Grillo che la definisce un “pastrocchio”. E anche Alfano esprime i suoi dubbi, ed, anche se morto politicamente, aggiunge: “Se il testo arriva al Senato lo votiamo”. E’ vero che Salvini strizza l’occhio al movimento sperando in un sostegno ai ballottaggi i candidati del centrodestra e mandare a casa i sindaci del Pd, ma Il problema però è ben più grave Occorre innanzitutto chiedersi da cosa deriva questa improvvisa accelerazione verso una scelta, più politica che sociale, per portare il diritto automatico alla cittadinanza italiana tramite la legislazione detta dello “ius-soli”. In Italia esiste invece lo “ius sanguinis”, che riconosce la cittadinanza per diritto di discendenza da genitori (uno o entrambi) o avi di accertata nazionalità italiana. Se l’Italia adottasse lo “ius soli” spalancherebbe la sua già malandata porta d’ingresso a una ondata migratoria dall’Africa (e da tutti i Paesi della confinante Asia Indo-Europea) che sarebbe l’equivalente di uno tsunami umano di proporzioni bibliche. L’Italia non ha attualmente alcun bisogno di mano d’opera a basso costo, ha al contrario bisogno di dare lavoro a una marea di italiani in cerca di lavoro a un livello di paga minima degno degli standard europei. Attivando lo “ius soli” si amplierebbe all’infinito la possibilità di attribuire a chiunque la cittadinanza italiana senza nemmeno coinvolgere in questo tutta l’Europa. Diventeremmo così la colonia d’Europa. Luogo di arrivo e primo ostello (e crescente povertà) per la procreazione di tutta la futura mano d’opera a basso costo d’Europa.