Istituto dei Ciechi “Falqui”. Gianni Sainas, Segretario Generale Cisl FP, scrive alla Regione

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L’istituzione storica che per oltre un secolo ha avuto un importante ruolo nella formazione, nell’istruzione e nell’avviamento professionale dei ciechi della Sardegna attualmente, dopo oltre un anno di regime commissariale si trova nelle condizioni di non poter più operare e di avere tutti i servizi sospesi.

L’Istituto dei Ciechi di Cagliari, trasformato dalla Regione Sardegna in Azienda pubblica dei servizi alla Persona denominata Istituto dei Ciechi della Sardegna “Maurizio Falqui” in onore del suo fondatore, sarebbe dovuto diventare il riferimento per tutti i disabili visivi sardi e le loro famiglie.

La trasformazione giuridica dell’Istituto dei Ciechi di Cagliari da parte della Regione Autonoma della Sardegna in Azienda Pubblica dei Servizi alla Persona, avvenuta in data 24 giugno 2011, avrebbe dovuto consentire al nuovo Ente di partecipare organicamente alla programmazione sociale regionale. Nonostante siano trascorsi oltre sette anni dalla sua trasformazione, l’Istituto non è ancora riuscito a ricoprire il nuovo ruolo attribuitogli.

Con un provvedimento da parte della Regione Autonoma della Sardegna nel 2017 sono stati sciolti gli organi amministrativi. L’Ente, dal 2015, ha operato senza l’approvazione dei bilanci e del conto economico e come previsto dallo statuto non è stato nominato il direttore generale. Al fine di assicurare la prosecuzione dell’attività istituzionale e di garantire la corretta gestione contabile, finanziaria e amministrativa dell’Istituto, è stato nominato un Commissario Straordinario. Dopo due semestri di gestione commissariale, tutti gli interventi necessari a risanare le irregolarità presenti nel comparto amministrativo sembrerebbe siano stati assolti

Nonostante ciò, anziché procedere alla nomina del nuovo consiglio di Amministrazione, la Regione Autonoma della Sardegna ha ritenuto opportuno nominare per un altro semestre un nuovo Commissario Straordinario. L’Istituto dei Ciechi di Cagliari, dopo la chiusura delle scuole, a seguito di un energico impegno da parte dei lavoratori e delle Amministrazioni che si sono susseguite, è riuscito, attraverso interventi finanziari derivanti dalle sole rendite patrimoniali, ad avviare alcune attività a supporto dell’integrazione scolastica.

In particolare, a seguito di un intervento da parte dell’Amministrazione Provinciale di Cagliari, che ha consentito ai dipendenti dell’Istituto di seguire un corso per l’utilizzo di apparecchiature informatiche, è stato possibile avviare una attività di formazione rivolta agli studenti disabili visivi, finalizzata a conseguire piena autonomia nelle attività scolastiche. Con il supporto dell’Università degli Studi di Cagliari, inoltre, si è avviata la produzione di materiale informatico a favore degli studenti dell’Ateneo cagliaritano.

Considerato:

  • che in Sardegna, secondo i dati forniti dall’INPS, sono presenti circa 4000 non vedenti (1.300 nella provincia di Cagliari, 700 nella provincia di Oristano, 1.100 nella provincia di Nuoro, 990 nella provincia di Sassari);
  • che nella nostra regione sono diffuse patologie genetiche come il diabete e la retinite pigmentosa che evolvono nella cecità, che la popolazione sarda è una popolazione anziana e longeva, pertanto, soggetta a forme di maculopatie retiniche degenerative;
  • che l’Istituto dei Ciechi di Cagliari è l’unico esistente in Sardegna in quanto quello di Sassari è stato soppresso da tempo, che non esiste alcuna forma di intervento riabilitativo a favore di soggetti con disabilità visiva;

la Regione Sardegna in data 24 giugno 2011 ha trasformato l’IPAB Istituto dei Ciechi di Cagliari in Azienda Pubblica di Servizi alla Persona.

La trasformazione giuridica dell’Istituto dei Ciechi di Cagliari in Azienda Pubblica dei Servizi Alla Persona avrebbe dovuto consentire al nuovo Ente di partecipare organicamente alla programmazione sociale regionale, al fine di promuovere una reale ed effettiva integrazione sociale delle persone con disabilità visiva attraverso la predisposizione di una pluralità di interventi tesi a facilitare l’acquisizione di una sempre maggiore autonomia favorendo, in coerenza con le specifiche capacità e attitudini, l’integrazione scolastica e lavorativa delle persone assistite.

La Regione Sardegna, attraverso le norme vigenti, avrebbe dovuto rappresentare il riferimento regionale per le persone con disabilità visive e le loro famiglie. Chiediamo dunque al nuovo esecutivo Regionale l’attenzione che merita l’unico Istituto Ciechi in Sardegna che consente attraverso gli strumenti e gli operatori ai non vedenti di acquistare la vista attraverso il tatto e gli altri sensi.

Nonostante i numerosi e reiterati inviti da parte dell’Organizzazione Sindacale al Commissario Straordinario, tesi a chiarire la difficile situazione venutasi a creare nell’Istituto dei Ciechi della Sardegna “Maurizio Falqui”, a tutt’oggi non è stato concesso alcun incontro. È evidente che questa situazione sta creando notevoli disagi soprattutto agli aventi diritto cioè gli utenti dell’Istituto e loro familiari.

Il perdurare di questo stato, dunque, rischia di portare l’unico Ente pubblico a favore dei disabili visivi in Sardegna alla chiusura privando gli stessi, dei servizi essenziali per la loro inclusione scolastica, sociale e lavorativa.

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