
L’ambasciatore americano in Italia, John Phillips così sentenzia:”Se al referendum sulle riforme vincesse il No l’Italia farebbe un grosso passo indietro, mettendo a rischio gli investimenti stranieri. Resta una decisione italiana. L’Italia deve garantire di avere una stabilità di governo. Perché 63 governi in 63 anni non danno garanzie”
Anche l’America scende in campo per Renzi a sostegno delle Riforme costituzionali del governo. Le polemiche non si sono fatte attendere sia nell’opposizione che nella maggioranza e tutti respingono sdegnati l’endorsement del diplomatico Usa come una grave ingerenza. Palazzo Chigi non commenta, forse tradendo un certo imbarazzo alla vigilia dell’incontro tra Renzi e Obama previsto per il 18 settembre a Washington. Una posizione, quella presa dall’ambasciatore, che il dipartimento di Stato Usa non commenta, mentre arriva anche il parere dell’agenzia Fitch che prevede”uno choc per l’economia” in caso di bocciatura del quesito con rischi sul rating italiano.
Qualche commento:
“Cose da non credere per chi ci hanno preso? Il giorno dopo il referendum sarà tutto come il giorno prima, con lo stesso governo e gli stessi problemi”, sbotta Bersani.
“Il signor ambasciatore Usa si faccia gli affari suoi e non interferisca, come troppe volte è già accaduto in passato, nelle vicende interne italiane. Spero che a novembre vinca Trump che ha già garantito che si occuperà delle questioni di casa sua. Se a votare sì al referendum sono i massoni, i banchieri e i poteri forti allora ancora più convintamente ci schieriamo per il no, ovvero per la libertà e il bene degli italiani”,dichiara Salvini leader dell Lega.
Alessandro Di Battista afferma: “Da parte dell’ambasciatore Usa sul referendum c’e stata un’ingerenza sguaiata, piuttosto grave. Vorrei ricordare che la sovranità appartiene al popolo italiano. All’ambasciatore vorrei chiedere se lui rappresenta il popolo nordamericano o qualche banca. Siamo alleati non siamo sudditi“.