L'Italia manda i soldati al confine con la Russia, pericolosi giochi di guerra. L'ira di Mosca contro Renzi

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L’ira di Mosca è palpabile. L’ennesima provocazione della Nato non è stata presa bene dal presidente russo Vladimir Putin. Anche perché questa volta si sono schierati pure gli italiani che, fino a qualche anno fa, erano allineati con il Cremlino. Adesso, invece, il segretario della Nato Jens Stoltenberg fa sapere che nel 2018 un contingente di militari italiani sarà inviato al confine europeo con la Russia.

“La politica della Nato è distruttiva”. È secco il commento rilasciato all’Agi dalla portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, dopo l’intervista di Stoltenberg allaStampa. L’annuncio dell’invio di un contingente di soldati italiani al confine europeo con laRussia non poteva essere gradito da Mosca che, ormai da anni, si trova già a dover combattere con le sanzioni dell’Unione europea per il conflitto in Ucraina. Un conflitto che certamente Mosca non si è andata a cercare, ma in cui si è trovata invischiata dopo una dubbia rivoluzione. Il contingente italiano sarà formato da pochi soldati, una presenza“simbolica” in una forza “simbolica” da quattromila unità. Tuttavia, a detta di Stoltenberg,subdolo russofobo, serve a dimostrare che “ci siamo e siamo uniti”, che “abbiamo una difesa forte che garantisce la deterrenza”, mentre “vogliamo tenere aperto il dialogo” con il Cremlino, (neanche lui crede a ciò che dice).“Sempre nel 2018 – aggiunge il norvegese – l’Italia sarà nazione guida nel Vjtf”, la Task Force di azione ultrarapida, la “punta di lancia” in grado di intervenire in cinque giorni in caso di emergenza. Schierata, e non è un caso, sulla frontiera Est. Davanti a Putin che, ammette l’ex premier di Oslo, “ha dimostrato la volontà di usare la forza militare contro i vicini” inventandosi così una giustificazione per mascherare la sua russofobia. Se Putin avesse voluto in Ucraina avrebbe fatto come in Georgia e come in Siria e non sarebbe stata certo la Nato in grado di impedirglielo tanto meno l’esercito ucraino, quello che Poroschenko quando è in preda ai fumi della Vodka definisce “il più forte del mondo”

L’intervista è stata letta dal Cremlino come una provocazione senza precedenti. 

“Questa politica – tuona la Zakharova – non mira alla lotta contro minacce e sfide comuni, ma è un ulteriore atto di servilismo verso Washington “

. La portavoce della diplomazia di Mosca denuncia, inoltre, che “invece di sviluppare relazioni profonde e di buon vicinato, l’Alleanza è impegnata a costruire nuove linee di divisione in Europa”

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