Prosa, stasera al Teatro Massimo “La Supplente”

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Una lezione di poesia e (forse) di vita con “La Supplente” di Giuseppe Manfridi, che firma anche la regia, con una convincente e “enigmatica” Elena Pau nel ruolo della protagonista, per un’intensa prova d’attrice sulla colonna sonora disegnata dal pianista e compositore Alessandro Nidi, nella mise en scène de La Fabbrica Illuminata, con i costumi di Marco Nateri e le foto di scena di Daniela Zedda, in cartellone stasera alle 20.30 al Teatro Massimo di Cagliari sotto le insegne del CeDAC / Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo dal Vivo in Sardegna.

Una pièce raffinata e intrigante, sul filo della suspense, incentrata sulla figura della misteriosa insegnante«chiamata a improvvisare una lezione sui poeti risorgimentali» – come sottolinea nelle note il regista Giuseppe Manfridi: «nulla di più scolastico, nulla di più ginnasiale», quindi, eppure una materia così rigorosamente studiata e diligentemente raccontata diventa una sorta di cartina tornasole per far emergere inquietudini e dilemmi esistenziali.

In quell’ora idealmente trascorsa tra i banchi, gli stessi spettatori rappresentano la classe cui la supplente si rivolge, intessendo una sorta di dialogo con gli studenti e mettendosi simbolicamente a nudo: Stella infatti appare come «una donna ingombra di insondabili segreti», in fondo solo un’estranea di passaggio seduta in cattedra, ma come talvolta accade in un incontro tra sconosciuti, disposta a condividere qualcosa di sé.

Ne “La Supplente”, avvincente monologo al femminile, Giuseppe Manfridi, uno dei più noti e interessanti drammaturghi italiani contemporanei, autore di pièces rappresentate in tutto il mondo, tra cui “Giacomo il prepotente” (1989), “Ti amo Maria!” (1990), “Zozòs” (1994), “La cena” (in scena dal 1990), co-sceneggiatore del film “Ultrà” con la regia di Ricky Tognazzi (Orso d’Argento nel 1991 al Festival di Berlino), già selezionato per due volte per il Premio Strega, al suo esordio nella narrativa con “Cronache dal paesaggio” (Gremese 2006) e di nuovo con “La cuspide di ghiaccio” (Gremese 2008), affronta i misteri e la complessità della mente umana. Singolare “eroina” di una vicenda che si svolge su differenti piani, Stella “gioca” con il significato delle parole, lasciando intuire ma senza mai compiutamente mostrare i suoi pensieri e le sue emozioni, in una sorta di sottotesto, denso di pathos, tra le nozioni relative alla temperie culturale e politica e alle figure dei più importanti poeti del Risorgimento.

Un tema per certi versi specialistico, ma che induce a riflessioni più vaste, sull’uso della lingua, della metrica, delle metafore e dei simboli, insomma sull’arte della poesia: tra spiegazioni, domande, provocazioni traspare una profonda affinità tra la docente e la materia, così che «parlando d’altro, in realtà sembra parlare di sé» – afferma Giuseppe Manfridi – «del suo essere segretamente scrittrice. Forse, una poetessa vera. Poetica, sicuramente».

Stella rappresenta un’anima tormentata, e pur nel distacco richiesto dal suo ruolo professionale che la pone necessariamente in una condizione differente da quella dei suoi alunni, sembrerebbe a tratti tentata di rompere quel muro invisibile, per rinunciare alla freddezza didascalica, come se il suo insegnamento potesse porsi su un piano più diretto e umano. 

«Il suo eloquio fa intuire una psiche sottoposta a profonde sofferenze tenute ostinatamente celate, mentre un contrappunto enigmatico scandisce il tempo della sua presenza nell’aula» – sostiene Giuseppe Manfridi – «schegge di frasi si intromettono a commentare quell’ora come se a pronunciarle fossero gli alunni stessi chiamati, successivamente, a deporre come testimoni di chissà quale drammatico avvenimento».

Vi è quasi un senso di attesa, la promessa di qualcosa che potrebbe accadere, per cui la lezione assume sfumature da “racconto nero”, in contrasto ma non troppo con il sense of humour della protagonista e il suo approccio ironico e caustico verso la scolaresca. 

«Forse, perciò, a tratti si potrà anche sorridere» – suggerisce Giuseppe Manfridi – «ma mai abbassando la guardia», anzi con un crescendo di tensione e attenzione intorno a due domande fondamentali, e sempre più urgenti: «chi è quella donna? E cosa mai è stata in grado di fare a termine della sua inquietante lezione?».

INGRESSO GRATUITO (con prenotazione obbligatoria, all’indirizzo biglietteria@cedacsardegna.it)

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