Referendum, Renzi e la Boschi partono alla conquista dei social

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A voler usare un idioma british sono gli «influencer», ma i toscanacci che circondano il premier li hanno ribattezzati più prosaicamente «gli smanettoni per il sì»: è la truppa di giovani reclutati per far girare sulla ruota dei social network di qui al referendum il verbo pro-riforme; una strategia d’attacco di un target finora quasi inviolato perché distante dalle liturgie della politica, che può fare la differenza in una campagna tutta in salita. Una campagna che diventerà sempre più capillare, con un comitato nazionale insediato da settembre in una piazza ad alto valore simbolico: quella che fu dell’Ulivo prodiano e cioè piazza Santi Apostoli, dove il professore celebrò le sue vittorie su Berlusconi. In quella sede si trasferiranno il coordinatore dei comitati, Roberto Cociancich, la redazione organizzativa, la redazione «social» con il responsabile comunicazione web Alessio Di Giorgi, insomma tutta la struttura nazionale.

Italicum a settembre

Di Italicum e partito Renzi non ne ha parlato dal palco dell’assemblea nazionale, «ma è chiaro che i conti si regolano tutti col referendum», dicono i suoi. Spiegando che il premier a settembre forse lascerà mano libera a chi del Pd voglia andare avanti con una proposta che cambi l’Italicum e faccia ripartire l’iter in Parlamento.

Ma senza esporsi, nè lui nè la Boschi: non si vuole fornire ai 5Stelle l’assist per fare campagna urlando contro la casta dei partiti che si coalizza per non far vincere loro le elezioni. Tanto che ieri in assemblea, l’unico colpo lo ha dedicato al rivale Di Maio, «noi non inseguiamo le lobby di nascosto»: a dimostrazione di quanto i grillini siano in testa ai suoi pensieri. Sull’Italicum nulla di concreto si muoverà fino al referendum, anche perchè bisogna attendere il giudizio della Consulta sulla legge da cui dipenderanno molte cose.

 

Ma per vincere la sfida del referendum la Boschi

remidice non verrà lasciato nulla di intentato : fino a novembre ci saranno investimenti progressivi dal punto di vista pubblicitario, manifesti nelle strade e nelle stazioni i «totem» con «Basta un Si». La linea però è sganciare il referendum dal perimetro del Pd in ogni modo: veicolando messaggi di testimonial con video ad hoc come quello di Umberto Veronesi e altro ancora.

Gli «smanettoni» del Sì

La task force di «smanettoni per il Sì» sarà un valore aggiunto. La parte digitale del Comitato sta creando una «community di influencer» arruolati perché in grado di diffondere e rendere più appetibile il sì con messaggi commestibili per il popolo della rete; e in grado di allargare «a mondi lontani dai tuoi» la quota di sostenitori. E questo concetto è valido sia per il digitale che per l’organizzazione del Comitato per il sì. In alcune regioni come la Toscana si struttura una rete esterna al Pd, con il coinvolgimento delle liste civiche. Nelle città grandi ci sarà il coinvolgimento di professionisti attraverso il lavoro che fanno: da qui gli accordi con Coldiretti e alcuni ordini professionali. Che quando si entrerà nel vivo saranno ben più coinvolti per poter scrivere qualcosa sul loro bollettino professionale o di inviare una mail sul loro indirizzario. Bisognerà vedere se in questo mese la rete che il Pd sta costruendo nelle regioni sarà in grado di mettere a punto un porta a porta con diecimila comitati e 500 mila volontari. Certo, perfino i renziani più incalliti sanno che l’andamento della raccolta delle firme non lascia immaginare che chi non voleva fare banchetti vada nei condomini.

Fonte: La Stampa

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