La Sardegna adotta la prima legge che impone di usare tutti i termini al femminile negli atti della PA. Un inchino alla Boldrini che disse: “Il rispetto passa anche dalle restituzione del genere”
Tutto al femminile per “rispettare” le donne “attraverso la restituzione di genere”. E così la Sardegna guidata dal Partito Democratico ha deciso di rendere legge le proposte della Boldrini: per la prima volta in Italia una regione adotta una legge che impone all’amministrazione pubblica di utilizzare negli atti ufficiali le declinazioni al femminile dei termini del dizionario burocratico.
La legge della Sardegna per la Boldrini
Come scrive La Stampa, la giunta ha approvato la legge regionale il cui articolo 6 si intitola “Sviluppo delle politiche di genere e revisione del linguaggio amministrativo”. In sostanza, spiega l’assessore alle Riforme, Gianmario Demuro, “la macchina è molto articolata e in mille passaggi ci si è appiattiti sul genere maschile. Molti atti d’ora in poi saranno firmati da ‘la dirigente'”. Non solo. Ci saranno appunto anche presidentessa, assessora e sindaca. “Per garantire lo sviluppo delle proprie politiche di genere – si legge – la Regione riconosce e adotta un linguaggio non discriminante rispettoso dell’identità di genere con l’identificazione sia del soggetto femminile che del soggetto maschile negli atti amministrativi, nella corrispondenza e nella denominazione degli incarichi, di funzioni politiche e amministrative”. “Le politiche di genere iniziano dal linguaggio – ha detto sempre alla Stampa l’assessore – Prima di comportarci bene dobbiamo parlare bene. Rivolgersi a una donna con termini maschili non è rispettoso”.
Sarà contenta Laura Boldrini.