Teatro Massimo,”La Signora del Martedì”: la regia di Pierpaolo Sepe fa convivere commedia e dramma.

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Pierpaolo Sepe, nel portare in scena l’opera di Massimo Carlotto (scrittore di casa a Cagliari), riesce a far stare commedia e dramma nello stesso spettacolo. Poche storie: “La Signora del Martedì, in scena sino a domenica al Teatro Massimo;” è semplicemente bello grazie alla regia e al cast di assoluto livello.

Si parte dalla sempre bella Giuliana De Sio, superlativa nell’essere Alfonsina/Nanà, il personaggio sui cui ruota l’intero spettacolo. L’interpretazione carica di emozioni è di pregevole bellezza mentre è da primo premio pure il sensuale ultimo tango ballato prima della chiusura del sipario con Samuele Fragiacomo

Poi Alessandro Haber, nei panni del infimo e innamorato Paolo Maria Belli, è semplicemente egregio. E poi Paolo Sassanelli, camaleontico, istrionico o più semplicemente bravo nel rappresentare i mutevoli atteggiamenti della signora Alberto Guastini. Elogi, infine, anche per Riccardo Festa nei panni di Bonamente Fanzago, un uomo costantemente indeciso e poco determinato.

La coreografia è quella di una pensione che ha conosciuto tempi migliori. La colonna sonora è composta da “Tutt’al più” di Patty Pravo, “La notte”di Adamo cantata come solo lui sa fare, da Haber, “Amore baciami” di Bongusto, “L’immensità” cantata da Dorelli.

Apparentemente tutto sembra scorrere normalmente alla “Lisbona”. La proprietaria, la signora Alfredo Guastini, è affabile e premurosa nei confronti del suo unico ospite, l’attore porno Bonamente Fanzago oramai ridotto a gigolò a causa di un infarto. E’ qui che riceve l’unica cliente, Alfonsina, detta Nanà, una donna apparentemente tutta d’un pezzo, senza legami sentimentali ma costante nel volere la sua ora d’amore ogni martedì da nove anni. A spezzare questo particolare equilibrio, il giornalista Paolo Emilio Belli.

I protagonisti si “beccano” costantemente. Le loro battute e controbattute sono divertenti rendendo il primo atto divertente, sostanzialmente una commedia. Nonostante questo, si arriva alla pausa con la sensazione che quel calmo menage, quella tranquilla situazione sia destinata a mutare.

Il secondo atto conferma tutto. Dalla commedia si passa al dramma, dalla gentilezza si passa all’opportunismo, dall’eleganza si passa al ricatto. Belli non è quello che appare e con l’inganno, riapre le ferite del passato triste di Nanà, una bambina amante del tango cresciuta troppo in fretta. Non c’è più la donna forte, elegante e calma. Ora sul palco c’è una persona che ha perso l’auto controllo, che non disdegna l’interiezione in dialetto. E cambia anche la signora Guastini, prima accogliente e simpatica, ora cinica e capace di minacciare con una pistola offrendo.

Ironia, tristezza, angoscia, dunque si susseguono nelle due ore di spettacolo. Non è ancora tutta perchè si chiude col tanto, quel “disperato” ballo finale di Nanà che segna l’epilogo di uno spettacolo di pregevole fattura. Ah, quanto è bello il teatro, quanto è bello respirare emozioni.

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