Vietato dire "clandestini". La Lega Nord condannata a pagare 10mila euro

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La Lega Nord è stata condannata per l’uso della parola “clandestini” in riferimento a profughi e richiedenti asilo. La mannaia della legge si è abbattuta sul Carroccio a causa di alcuni manifesti affissi a Saronno, in provincia di Varese, in cui era riportata la scritta: “Renzi e Alfano complici dell’invasione: Saronno non vuole clandestini”.

Una dicitura che non era piaciuta alle due associazioni di volontariato Asgi e Naga, leste a intentare una causa contro il partito guidato da Matteo Salvini. Ora il giudice Martina Flamini della prima sezione civile del Tribunale di Milano ha condannato la Lega a pagare 10mila euro di danni per “il carattere discriminatorio e denigratorio dell’espressione clandestini“.

Non si può insomma chiamare clandestino chi a rigor di legge è invece un richiedente asilo. “Il termine ‘clandestino’ – spiega il magistrato – ha una valenza denigratoria e viene utilizzato come emblema di negatività”, poiché “contraddistingue il comportamento delittuoso (punito con una contravvenzione) di chi fa ingresso o si trattiene nel territorio dello Stato, in violazione delle disposizioni del Testo Unico sull’immigrazione”.

Nello specifico, il caso di Saronno vedeva protagonisti 32 richiedenti asilo ospitati dalla Caritas locale nei locali di un convento di suore. Persone che secondo il tribunale “esercitando un diritto fondamentale, hanno chiesto allo Stato italiano di riconoscere loro la protezione internazionale.”

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