Cagliari all’ottavo posto tra le 14 città metropolitane più digitalmente sostenibili

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“Cagliari è da tempo molto concentrata sullo sviluppo sostenibile nei vari campi della vita sociale. Siamo consapevoli che sostenibilità e digitalizzazione sono per una città consolidata e urbanizzata concetti che si sposano perfettamente, mentre in ambito extraurbano possono porre più problemi per via dell’infrastrutturazione, che inevitabilmente è poco “green”. Questo rappresenta però una sfida da cogliere, per contrastare fenomeni altrimenti irreversibili come lo spopolamento delle aree interne dell’Isola. Ugualmente non possiamo ignorare che i servizi digitali hanno un consumo energetico rilevante e conseguentemente tra gli output del sistema abbiamo un costo in termini ambientali per tutti i siti di produzione energetica indispensabili a mantenere in efficienza gli stessi. Al netto di questi problemi la direzione è tracciata e le nuove generazioni, cresciute con questi concetti, certamente non potranno che fare meglio delle precedenti. Anche la frontiera dell’AI, se riusciremo a creare i giusti protocolli di sicurezza e controllo, potranno ottimizzare i nostri servizi digitali, massimizzando la sostenibilità dei nostri sistemi”.

Così il vicesindaco Giorgio Angius per la presentazione del DiSI City, l’indice che misura la sostenibilità digitale delle 14 Città metropolitane italiane e del premio tesi Digital Sustainability Award, ideato dalla Fondazione per la Sostenibilità Digitale in collaborazione con il Gruppo EHT. Presenti anche Isabella Ligia, ingegnere referente Pianificazione strategica Città Metropolitana di Cagliari, Fabrizio Pilo, ingegnere prorettore dell’Università di Cagliari insieme ad altri esponenti delle istituzioni e del mondo universitario.

Ospitato nell’aula magna della Facoltà di Ingegneria di via Marengo n. 2 a Cagliari, il convegno ha messo ha messo in luce come la mancanza di infrastrutture digitali e di cultura digitale faccia aumentare il divario Nord/Sud del Paese.

Fra le città metropolitane più digitalmente sostenibili Cagliari si piazza a metà classifica. Dai dati emerge in particolare che cagliaritani mettono al primo posto il benessere delle persone, al secondo posto l’ambiente e al terzo posto il modello economico di sviluppo e che sono in generale molto attenti alla sostenibilità.

Fra luci e ombre, secondo la fotografia scattata dalla ricerca, infatti, il 64% dei cittadini sono fortemente sensibili ai temi della sostenibilità, ma solo il 23% di essi fa uso di infrastrutture e servizi digitali. Inoltre, le donne cagliaritane, a differenza di quanto accade nella maggior parte delle altre città, sono tendenzialmente meno digitali degli uomini. Questi ultimi hanno un’età tra i 31 e i 44 anni e un titolo di studio elevato. Essi fanno largo uso delle infrastrutture e servizi digitali presenti sul territorio e non selezionano in maniera costante i tipi di servizi disponibili sulla base della loro sostenibilità ambientale, economica oppure sociale.

Per Stefano Epifani, presidente della Fondazione per la Sostenibilità Digitale, Cagliari è un esempio di città metropolitana in cui “il coefficiente di sostenibilità digitale nella popolazione che già utilizza il digitale in modo consapevole e sostenibile è decisamente più alto della media nazionale”. Anche se “alle competenze digitali devono necessariamente affiancarsi comportamenti sostenibili, nonché la consapevolezza di ciò che è sostenibile e di ciò che non lo è”. Per cui “serve un’importante azione di formazione, non solo nazionale ma soprattutto locale”.

Il convegno è stato anche l’occasione per l’Università di Cagliari di aderire al progetto “Digital Sustainability Award” e di presentarlo a studenti e docenti. Si tratta di un percorso di student engagement realizzato dalla Fondazione per la Sostenibilità Digitale in collaborazione con il Gruppo EHT e rivolto a tutte le Università del Paese. Obiettivo: promuovere negli studenti universitari la cultura della sostenibilità digitale, consistente nella capacità di guardare alla tecnologia digitale come leva di sviluppo sostenibile e nei criteri di sostenibilità come elementi di indirizzo per lo sviluppo tecnologico, sia per quanto riguarda l’aspetto ambientale, che per quelli economico e sociale.

Il premio consiste in un riconoscimento economico di 2.500 euro per le tesi prime classificate a livello nazionale nelle diverse categorie, oppure la possibilità di svolgere uno stage od un percorso di job shadowing presso EHT e le aziende partner della Fondazione. Verranno premiate la migliore tesi magistrale e la migliore tesi di dottorato pervenute e la migliore tesi “Donne ICT”, magistrale o di dottorato in ambito Information & Communication Technology (corsi di laurea in ingegneria, informatica, scienze dell’informazione, data science, ecc) redatta da una donna.

“Ingaggiare e trattenere nel nostro Paese giovani di talento – ha spiegato Emanuele Spampinato, presidente del Gruppo EHT – è fondamentale per il futuro di un settore d’eccellenza italiano, come quello legato all’innovazione, ma non solo”.

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