Crisi di Governo: il toto-ministri

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La maggioranza più larga possibile, di salvezza nazionale. Il perimetro parlamentare di Mario Draghi potrebbe spaziare dalla Lega a Leu, passando per Pd e M5s. tra i partiti si diffonde la convinzione che non sarà solo tecnico, sarà anche politico.

La maggioranza potrebbe prendere forma nel secondo giro di consultazioni. Potrebbe essere quello il momento in cui emergeranno anche con più chiarezza i profili dei ministri. C’è chi ipotizza una squadra snella, “di competenti”. Per ora ci si affida solo a ipotesi e rumors, ci si interroga se Draghi al dunque farà la sua lista o chiederà ai gruppi di indicare rose di nomi.

All’Economia, c’è chi accredita l’ipotesi che il premier tenga l’interim, ma viene considerato più probabile che scelga un tecnico di sua fiducia come Daniele Franco o Luigi Federico Signorini (Bankitalia), Daniele Scannapieco (Bei), mentre vengono considerate in ribasso le quotazioni dell’uscente Roberto Gualtieri.

Alla giustizia continua a farsi il nome di Marta Cartabia o Paola Severino. Un tecnico come Ilaria Capua potrebbe andare alla sanità, dove però non è esclusa la conferma di Roberto Speranza. All’interno Luciana Lamorgese potrebbe restare, anche se su quel ministero pesa l’incognita Lega. Carlo Cottarelli potrebbe entrare in squadra così come la rettrice della Sapienza Antonella Polimeni.

Quanto ai politici, Nicola Zingaretti non sembra escludere del tutto un suo ingresso, se Draghi glielo chiederà. Per ora lo smentisce, ma non viene escluso, anche Giuseppe Conte, che con il suo sostegno ‘sposta’ il M5s. Potrebbe essere confermato per il M5s Luigi Di Maio e per il Pd Lorenzo Guerini, Dario Franceschini o Andrea Orlando se Zingaretti decidesse di no.

Matteo Renzi ai suoi esclude di essere interessato, potrebbe indicare Ettore Rosato o Maria Elena Boschi. Per Fi Antonio Tajani. Per la Lega, naturalmente, Giancarlo Giorgetti o un tecnico d’area. I desiderata dei partiti rischiano però di scontrarsi con i piani del premier incaricato e con la necessità di dare la sua impronta non solo sui temi, ma anche nella squadra, anche per superare i veti incrociati. C’è chi non esclude che alla fine i partiti possano entrare solo nei posti di viceministro o sottosegretario. Difficile, però, che si accontentino: il M5s l’ha detto più chiaro di tutti, se il governo non sarà ‘politico’ difficile che voti sì.    (Ansa.it)

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