“La Russia vincerà”. “No, la Russia non vincerà”. Meloni impone alla Lega la retromarcia sul documento sulle armi all’Ucraina

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Durante la discussione del decreto per la proroga di armi a Zelensky il capogruppo leghista Romeo presenta un documento che chiede una rapida soluzione del conflitto, poi le minacce di Meloni e il testo viene stravolto.

L’Aula del Senato ha approvato con 113 voti favorevoli, 18 contrari e 0 astenuti, il ddl di conversione del decreto-legge n. 200/2023 per la proroga dell’autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell’Ucraina.

Il caso dell’Odg della Lega

Durante la discussione del provvedimento ha suscitato clamore un Odg presentato dalla Lega che chiedeva al governo di impegnarsi “nelle competenti sedi europee, di una concreta e tempestiva iniziativa volta a sviluppare un percorso diplomatico, al fine di perseguire una rapida soluzione del conflitto” in Ucraina. L’odg leghista (partendo dal presupposto che nessuna delle due parti può vincere) viene presentato di prima mattina dal capogruppo della Lega a palazzo Madama, Massimiliano Romeo, al decreto legge sulla proroga dell’autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell’Ucraina all’esame dell’Aula del Senato. Ma il documento crea imbarazzo nel governo. E nel giro di qualche ora è la stessa Lega a limarlo. Ancora una volta, come ha fatto con quota 103, la Lega dimostra la poca coerenza e di essere succube di Giorgia Meloni

Limato odg Lega, via riferimenti a Crosetto e aiuti

L’odg della Lega sull’Ucraina viene asciugato rispetto all’originale in attesa delle ultime limature prima del voto in Aula al Senato. Dal testo saltano gran parte delle premesse. In particolare quelle che si riferiscono alle comunicazioni del ministro della Difesa Guido Crosetto sulla controffensiva dell’Ucraina; via anche la parte sull’opinione pubblica italiana che “non supporta più pienamente gli aiuti militari”. Aggiunto all’impegno finale l’invito, in un percorso diplomatico, a “perseguire una soluzione del conflitto per giungere a una pace nel ripristino del diritto internazionale”.

Odg Lega: nessuno vince, serve impegno diplomatico

Ma cosa diceva il testo presentato originariamente? Secondo la Lega “i numerosi sforzi della comunità internazionale” si sono rivelati “essenziali ma non sufficienti per neutralizzare la minaccia russa”. “È essenziale – sottolinea – sviluppare una visione di come finirà la guerra; i ventitré mesi di combattimenti hanno chiarito che nessuna delle due parti ha la capacità di ottenere una vittoria militare decisiva sull’altra”. Uno scenario che “rischia di complicarsi ulteriormente nel breve periodo”. Il documento sottolinea inoltre che “l’assistenza americana in Ucraina (che ha superato i 44 miliardi di dollari dall’inizio dell’invasione russa) è ferma per assenza di fondi” Anche in Italia l’opinione pubblica, fa notare il testo, “non supporta più pienamente gli aiuti militari che il nostro Paese continua a inviare in sostegno all’esercito ucraino e auspica una soluzione pacifica e diplomatica del conflitto”.

I pentastellati: la Lega sia coerente e chieda stop armi

“Bene che la Lega si sia svegliata venendo sulle nostre posizioni riguardo all’urgenza di iniziative negoziali, ma ci vuole coerenza: non si può parlare di pace mentre si continua ad alimentare la guerra inviando armi. La Lega abbia coraggio e sia conseguente: faccia un passo in più chiedendo esplicitamente lo stop all’invio di armi” aggiunge il presidente dei senatori M5S Stefano Patuanelli.

Ok odg Lega ’corretto’ con 110 sì, M5s non vota

Alla fine l’ordine del giorno, proposto dalla Lega ma stravolto da Giorgia Meloni sulla guerra in Ucraina, è stato approvato dal Senato con 110 voti favorevoli, nessuno contrario e sette astenuti. I senatori di Avs e del M5s non hanno partecipato al voto mentre il Pd ha votato a favore. Il testo è stato riformulato in gran parte delle premesse (per lo più cancellate) e nell’impegno finale (con l’aggiunta, alla via diplomatica, del “ripristino del diritto internazionale”).

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