Lacrime e commozione a Bonaria per l’addio a Gigi Riva

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Cagliari. Il giorno dell’addio a Gigi Riva. Trentamila persone davanti alla basilica di Bonaria per i funerali del mito Rombo di Tuono, tanti davanti alla tv e le dirette streaming. Sulla bara, due maglie numero 11, quella del Cagliari e della Nazionale.

Durante tutta la cerimonia funebre la folla ascoltava in religioso silenzio, sino a quando ha parlato Nicola, figlio maggiore del campione, il quale ha voluto ringraziare tutti sottolineando che alla camera ardente “Quando le persone piangevano e ci facevano le condoglianze ero io che volevo farle a loro, perché non è andato via solo il nostro papà, ma un familiare di tanti sardi e di tante persone che gli volevano bene”. Scroscianti applausi finali e occhi carichi di lacrime per queste belle parole.

All’uscita del feretro un lungo applauso sulle note della canzone di Piero Marras “Quando Gigi Riva tornerà”. La bara portata in spalla  anche Buffon, Cannavaro e Zola, con dietro tutta la squadra del Cagliari.

Dalla folla è salito il coro “Gigi, Gigi”. Poi è partito il coro da brividi, omaggio degli Sconvolts a Gigi Riva, con la sciarpata degli ultras. “Un Gigi Riva, c’è solo un Gigi Riva” hanno cantato prima che la bara fosse depositata sull’auto diretta al cimitero monumentale di Bonaria per la sepoltura. 

Ieri la Sardegna si è fermata, nel giorno del lutto regionale, le bandiere dei Quattro mori a mezz’asta negli edifici pubblici, tante le serrande abbassate in segno di lutto a Cagliari e non solo. 

Bandiera italiana a mezz’asta a Zurigo, nella sede Fifa, e a Roma, in quella della Federcalcio.

La fila per un posto vicino alla Basilica era iniziata di prima mattina di fronte a due maxischermi, circa 30mila persone, giunte da ogni parte della Sardegna, e anche dalla penisola.

La compagna di una vita Gianna, i figli Nicola e Mauro, le adorate nipoti. Le autorità locali in prima fila, dal sindaco Truzzu al governatore Solinas, poi il presidente della Federcalcio Gabriele Gravina, il ct Luciano Spalletti, il team manager Gigi Buffon, il presidente del Coni Giovanni Malagò, il ministro dello Sport Andrea Abodi. Con loro anche Cannavaro, capitano dell’Italia campione nel 2006 con Riva team manager, Peruzzi, Perrotta, Albertini, Zola, Selvaggi, De Sisti e naturalmente i compagni di quello storico scudetto: Tomasini, Brugnera, Greatti, Reginato e tanti altri rossoblù che giocarono con lui.

Monsignor Baturi, nella sua omelia: “Dopo la rovesciata di Vicenza o il sinistro di Città del Messico, quell’esultanza spontanea, come tutti noi da bambini, a braccia alzate, guardando il cielo e correndo incontro all’abbraccio dei compagni. Corri di nuovo, caro Gigi, e tendi ancora quelle tue lunghe braccia al cielo, corri e guarda in alto”.


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