La tragedia di Mestre, guardrail sotto osservazione

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Nel fascicolo di inchiesta aperto dalla Procura di Venezia sul disastro del bus carico di turisti precipitato da un cavalcavia a Mestre dopo aver divelto il guardrail c’è l’ipotesi di omicidio stradale plurimo. Per il momento non ci sono indagati. 

Le 21 vittime sono state tutte identificate: si tratta di nove cittadini ucraini, quattro romeni, tre tedeschi, due portoghesi, un croato, un sudafricano e l’autista del bus, unico italiano. Si chiamava Alberto Rizzotto, 40 anni, nato a Conegliano ma residente a Vazzola nel Trevigiano. I colleghi lo piangono:” Era un professionista esperto”.

Quello che ancora manca è una ricostruzione che possa stabilire con certezza le cause dell’incidente ripreso dalle telecamere di sorveglianza.

Sotto osservazione: le batterie al litio e la doppia barriera di protezione che non basta a frenare il pullman. La procura vuole approfondire sul tema dell’elettrico, così come accertamenti sono in corso sul guardrail e sul parapetto esterno che dà sul baratro.

Nel video si nota il bus affiancarne un altro, presumibilmente fermo al semaforo che immette a sinistra, verso Marghera, e che ha la freccia inserita. Subito dopo si nota il mezzo piegarsi e cadere, mentre l’altro pullman aziona improvvisamente lo stop. Non si intravvedono altri veicoli davanti. 

“Non ci sono segni di frenata, né contatti con altri mezzi” ha precisato il capo della Procura veneziana Bruno Cherchi. La dinamica dell’incidente “vede il bus toccare e scivolare lungo il guardrail per un cinquantina di metri, e infine, con un’ulteriore spinta a destra, precipitare al suolo”. Le testimonianze escludono che il bus precipitato andasse veloce. “I testimoni – ha sottolineato Cherchi – hanno detto che andava piano, il tratto stradale prima è in salita e comunque, oggettivamente, non permette alte velocità”.   

Le ipotesi principali al vaglio della magistratura sulle cause della tragedia sono quelle della manovra azzardata, con l’affiancamento ad un altro bus e un guardrail vecchio; oppure, sommato a questo, un malore dell’autista che non è riuscito a controllare il mezzo. Il Procuratore ha confermato che il “guardrail, la zona di caduta del bus e lo stesso mezzo sono stati posti sotto sequestro” ed è stata anche acquisita la ‘scatola nera’ “che sarà esaminata solo quando si saprà che non è un’operazione irripetibile.

Tra gli aspetti da chiarire, c’è anche un “buco” di circa due metri che divide in due il guardrail e che avrebbe giocato un ruolo importante nella vicenda. Dal Comune fanno sapere che quel varco fa parte dell’opera. Un’opera che aveva in ogni caso bisogno di manutenzione. Che poco prima del punto di impatto – circa 25 metri – e di caduta del bus mancasse un tratto del guardrail si vede chiaramente da un’immagine satellitare di Google Maps. 

Per l’assessore alla  Mobilità del capoluogo veneto Renato Boraso, quel buco “è un punto di passaggio, un varco di accesso per motivi di sicurezza, per la manutenzione”. “Si tratta di una piccola interruzione che si trova,  talvolta, lungo i guardrail. Non vorrei che qualcuno pensasse che 13,5 tonnellate (il peso del bus precipitato, ndr) si sarebbero fermate per un metro e cinquanta” in più di barriera. 

Boraso ammette che “sicuramente la doppia fila di guardrail è vetusta perché così abbiamo ereditato questo cavalcavia”, ora al centro di un progetto di ammodernamento da 6,5 milioni di euro. “Non è che un metro e mezzo impedisce la caduta”,  dice Boraso, assicurando che il bus è precipitato “25 metri dopo”.

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