Legger_ezza 2023, il fine settimana è con “Campanilismi”di Elio Turno Arthemalle

0 0
Read Time:5 Minute, 46 Second

Una commedia “nera” con l’umorismo sottile e pungente di Achille Campanile per Legger_ezza 2023, il progetto del CeDAC / Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo dal Vivo in Sardegna inserito nel programma di Cagliari dal Vivo 2023: s’intitola “Campanilismi” lo spettacolo ispirato a “Il povero Piero”, con adattamento e regia di Elio Turno Arthemalle, in cartellone domani e domenica 10 dicembre alle 17 a La Fabbrica Illuminata in via Falzarego n.35 a Cagliari, frutto di un percorso laboratoriale con il coinvolgimento di attori professionisti e no, per uno studio sui meccanismi della comicità e sull’arte di far (sor)ridere il pubblico.

Una pièce brillante sull’ipocrisia della società, nello stile ironico e spiazzante del celebre scrittore e drammaturgo, nonché giornalista e sceneggiatore, autore di commedie come “Centocinquanta la gallina canta” e la scandalosa “L’amore fa fare questo e altro”, oltre che delle folgoranti “Tragedie in due battute”: perfino di fronte a un tema serio come la morte, l’irriverente e dissacrante Achille Campanile si diverte ad annotare falsità e convenzioni, secondo un rituale prestabilito in cui anche il dolore e le lacrime versate devono esser misurati e possono essere oggetto di giudizio e di critica.

Il povero Piero” si sviluppa come un racconto per quadri, in forma di gioco metateatrale, per mettere in evidenza stravaganze e incongruenze in un rigoroso galateo del lutto che mette a dura prova i parenti e gli amici del defunto: fin nel titolo, che riflette una delle espressioni di circostanza del compianto per lo scomparso, si intuisce che il fulcro dello spettacolo è proprio colui che è assente, mentre il suo corpo giace immoto, ma pretenderebbe che la sua dipartita fosse comunicata al mondo soltanto a esequie avvenute.

La sua morte deve perciò restare un segreto, ma quindi ci si si interroga su quale atteggiamento sia più opportuno assumere per celare la tragedia e a un tempo esprimere debitamente il cordoglio per quella notizia non rivelata, ma certamente nota e come trattenere le spontanee e sincere manifestazioni di sofferenza e tristezza per rispettare le ultime volontà dello scomparso. Una Voce (fuori campo) interviene di volta in volta a segnalare gli errori e le incongruenze e guidare coloro che si sono riuniti per una veglia funebre che non può aver luogo, offrendo suggerimenti, indicazioni e consigli e commentare argutamente: così fanno le prove come per una recita, si esagerano e si traducono in azione le iperboli, in una paradossale giostra delle emozioni che fa da prologo alla strampalata e surreale vicenda.

La commedia entra nel vivo quando i parenti stretti si ritrovano a casa del defunto per fare le condoglianze alla vedova e qui si scopre il testamento con la richiesta di celebrare il funerale in privato e lasciar trapelare la notizia solo in seguito, da cui nascono una serie di difficoltà e equivoci, tra imprevisti e visite di cortesia, in un crescendo comico e grottesco che culmina in un ennesimo coup de théâtre.

Tra spunti umoristici e satirici e sapidi calembours “Il povero Piero” rimanda al teatro dell’assurdo dove i personaggi agiscono con naturalezza in un contesto straniante e parole e gesti appaiono come “stonati” rispetto a sentimenti e passioni, come se essi stessi recitassero una parte sulla ribalta della vita: l’affetto sincero della moglie e così il suo giusto dolore per la perdita vengono come smitizzati e minimizzati sotto lo sguardo acuto e penetrante dell’autore che mette l’accento sul fatto che ci si disponga a provare quel che è necessario e corretto nel rispetto delle convenzioni e della morale altrui.

In un gioco delle parti ciascuno interpreta il suo ruolo, tranne la cameriera che non riesce a trattenere il pianto, e poi via via la situazione si complica in seguito a una serie di coincidenze che rendono sempre più difficile celare la verità. Con elegante ironia, Achille Campanile si fa beffe non della tragedia ma proprio dello sterile cerimoniale che riporta il dramma privato nell’alveo delle celebrazioni mondane, la veglia e le visite di condoglianze, le corone di fiori e soprattutto gli elogi dispensati al morto che alleviano la coscienza dei vivi.

Sotto i riflettori (in ordine alfabetico) Alessio Arippa, Valentina Fadda, Gabriele Peirani, Valentino Pili, Chiara Porcu e Angelo Trofa, con scene e costumi dello stilista Filippo Grandulli, – datore luci Alessio Sorbo, macchinisti e assistenza tecnica Stefano Damasco e Giacomo Meloni) per una mise en scène che rievoca la temperie dell’Italia degli Anni Cinquanta e Sessanta, in un ambiente cittadino e decisamente borghese, dove nulla conta di più che salvare le apparenze. In questo senso l’imbarazzo dei protagonisti, alle prese con una pretesa irragionevole come quella del “povero Piero”, costretti a tenere nascosto ciò che sarebbe normale rivelare o meglio annunciare, è emblematico su quanto le abitudini influenzino atteggiamenti e comportamenti non meno dei principi etici e morali e della cultura.

 “Il povero Piero” è una commedia tutta da ridere, ma che fa anche riflettere sul significato delle parole e sugli usi e costumi, le regole e le convenzioni sociali e gli obblighi mondani, sulle vuote formule che si ripetono e che talvolta contraddicono i pensieri, per rispettare il decoro e la sensibilità altrui.

«Achille Campanile è uno di quegli autori a lungo considerati minori, o perlomeno bizzarri, di cui però, a quasi cinquant’anni dalla sua morte, ancora non si riesce a fare a meno» – sottolinea il regista e dramaturgo Elio Turno Arthemalle –. «I balzi logici cui sottopone le vicende narrate, il paradosso elevato a sistema, la fulmineità delle situazioni e dei dialoghi, non hanno mai smesso di sedurre attori e pubblico. Il rovesciamento degli elementi portanti della scrittura drammaturgica, ad esempio, come nelle celeberrime “tragedie in due battute” (estenuanti e interminabili didascalie per introdurre una battuta breve e fulminante), trasformano e sue opere in intelligentissimi giocattoli che non si vede l’ora di prendere in mano».

Nell’individuare un testo adatto per «questo percorso sperimentale, che mette insieme professionisti del teatro e principianti assoluti, la scelta dell’autore di riferimento è stata quasi automatica» – prosegue Arthemalle –. «Il mese di prove programmato rappresenta un modo per avvicinare al teatro chi, per scelta o mancanza di occasioni, non ne conosce i processi creativi e i risultati positivi in termini di consapevolezza, autostima, crescita personale e dinamiche relazionali, con la naturalezza del gioco che nasce dai meccanismi della comicità: corpi, situazioni, tempi, invenzione, improvvisazione.

Ciascuno degli attori, inoltre è data la possibilità di cimentarsi con più personaggi e imparare a caratterizzarli con gli atteggiamenti fisici, la voce, i tic, l’abbigliamento e il trucco. Lo spettacolo finale, debutto e replica, costituisce un’ulteriore occasione di crescita: mostrare al pubblico il proprio lavoro, illuminando per tutti ciò che si è costruito in prova significa, per chi non ha mai provato questo tipo di emozioni, ricevere il meritato riconoscimento per essere riusciti a portare a termine un’avventura con cui, a nostro giudizio, chiunque dovrebbe cimentarsi, almeno una volta nella vita».

Per informazioni: cell. 345.4894565 – biglietteria@cedacsardegna.it www.cedacsardegna.it

print
Happy
Happy
0 %
Sad
Sad
0 %
Excited
Excited
0 %
Sleepy
Sleepy
0 %
Angry
Angry
0 %
Surprise
Surprise
0 %

Average Rating

5 Star
0%
4 Star
0%
3 Star
0%
2 Star
0%
1 Star
0%

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *