Manifestazione Sanità Pubblica, la nota del Pd sardo

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“Dall’esperienza della pandemia Covid che ha stressato il sistema sanitario con gravi conseguenze sulle persone, sui malati e sugli operatori, dovremmo aver compreso l’importanza di una sanità universalistica, della necessità che le sue articolazioni territoriali e i presidi ospedalieri siano efficienti e in grado di rispondere ai bisogni di intervento, cura e assistenza delle cittadine e dei cittadini sardi.

Si susseguono invece le denunce che raccontano di una sanità ostaggio di una politica che non si rende conto dell’impatto che le decisioni improvvide hanno sia sugli operatori che sui cittadini.

Mancano medici nei reparti, mancano medici di base e pediatri nelle zone interne come nelle città; mancano le guardie mediche di continuità e turistiche. Perdurano liste d’attesa infinite che portano le persone a decidere di non curarsi.

Sono in sofferenza tutti i presidi ospedalieri territoriali, comprese le strutture sociosanitarie in convenzione che sovente sono il luogo di presa in carico dei pazienti cronici complessi, dei pazienti con sofferenza mentale e disagio sociale. Chiudono i Pronto soccorso, i reparti di maternità, quelli di chirurgia, ridimensionati quelli di oculistica, di cardiologia ed emodinamica, con un aggravio di fatica e scoramento per operatori e pazienti che si aggiunge allo stress della malattia e del lavoro. La continuità assistenziale non è assicurata capillarmente e anche le guardie turistiche che sulle coste rispondono alle richieste di migliaia di turisti non sono garantite e coperte.

Abbiamo visto svuotarsi, a partire dall’attivazione di “quota 100”, il sistema della sanità pubblica con una fuga che prosegue tutt’oggi dei medici ospedalieri verso la sanità privata.

E in questo sfascio che vediamo, il presidente Solinas e il suo assessore Doria cosa propongono di fare? Nuovi ospedali come panacea di un sistema che non riescono a governare.

Smontare, demansionare l’Azienda Brotzu, DEA di secondo livello che tiene in piedi l’emergenza urgenza per oltre metà della popolazione della Sardegna, garantisce interventi complessi come i trapianti, la cura delle patologie più rare, complesse e difficili per tutta l’isola, per farne un ospedale di città, privarlo, di fatto, della sua funzione principale è una follia. L’Azienda Brotzu, vale la pena ricordarlo, nasce come ospedale di riferimento regionale di altissima specialità, come l’Oncologico e come il Microcitemico, ceduto, quest’ultimo, alla ASL 8 e in attesa di un piano di rilancio atteso da almeno un decennio.

Solo raccontare di voler “spostare” o trasferire questi ospedali significa aver deciso di lasciare la Sardegna senza i presidi di alta specialità e di eccellenza. Una cosa non solo sbagliata nel merito e nel metodo ma assurda, incomprensibile, inconcepibile.

Per porre un argine a questa follia è necessaria la mobilitazione comune ed effettiva di tutte e tutti, e noi democratici ci siamo. Ci siamo per proporre un patto con i cittadini, con gli operatori sanitari, con le associazioni dei malati per dire chiaro e forte che se pure le risorse non sono infinite, né quelle economiche ma soprattutto quelle del personale, vanno impiegate al meglio per dare le risposte necessarie ai bisogni della popolazione.

Dopo tre anni di fatica e sacrifici siamo al punto in cui dobbiamo scendere in piazza per dire con forza che la sanità pubblica non si tocca, che deve essere protetta da interessi oscuri, da disegni confusi, dalla incapacità che imperversa e ci tocca nel diritto più importante che è quello ad essere accolti, assistiti e curati al meglio delle possibilità. Serve ripensare il concetto di salute, predisporre nuovi strumenti, nuovi processi e modalità per le politiche sanitarie, sociosanitarie e sociali, dare ruolo effettivo e riconosciuto al terzo settore.

Per questo ci siamo, e per questo saremo presenti sabato a Cagliari, a fianco dei comitati e dei cittadini per una difesa a oltranza del Servizio sanitario nazionale e regionale”.

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