Matteo Renzi, non riesce più a nasconderlo, è nervoso il G7 di Taormina senza di lui gli ha fatto perdere la testa ora, accecato dalla gelosia spinge per il voto, spera in un incidente parlamentare che mandi a casa presto Gentiloni e
nella direzione del Pd annuncia un accordo ormai alle porte con Forza Italia (e forse con il M5S) sulla legge elettorale in chiave tedesca, con proporzionale e soglia di sbarramento. “In democrazia capita di votare e sostenere che il voto costituisce una minaccia è una tesi che non suggerirei ai giovani millennials”, dice il segretario del Pd secondo cui “sostenere il governo Gentiloni (stai sereno) -aggiunge- è sostenere noi stessi, quando si vota lo si decide nei luoghi competenti ma la legge elettorale va fatta non perchè abbiamo impazienza di andare a votare ma perchè è condizione di serietà del patto con il Capo dello Stato e con i cittadini”.
Gentiloni e la fiducia della disperazione
Sta di fatto che nelle stesse ore il governo Gentiloni, minacciato dalle parole di Alfano contro le elezioni anticipate e lo sbarramento che cancellerebbe il suo partito, ma sotto scacco anche della sinistra extra Pd di Bersani e Speranza per i nuovi voucher, ha dovuto porre la fiducia alla Camera sulla manovra di correzione dei conti pubblici. La sua poltrona scricchiola maledettamente.