Sinnai, la storia di “Princesa” tocca il cuore: un grazie a Vladimir Luxuria e a Fabrizio Coniglio

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Una calorosa e sincera standing ovation. E’ questo il tributo che il pubblico riserva a Vladimir Luxuria al termine di “Princesa”, lo spettacolo diretto da Fabrizio Coniglio e voluto dall’Effimero Meraviglioso.

Sul palco del teatro di Sinnai, lei è Fernanda Farias De Albuquerque la trans brasiliana raccontata in un’autobiografia con Maurizio Iannelli durante un percorso carcerario in comune a Rebibbia. Una persona non fortunata che lo stesso De Andrè ha voluto raccontare in Anime Salve, l’album scritto nel 1996 insieme ad Ivano Fossati.

Per l’ex deputata foggiana, da sempre paladina dei diritti LGBT, la vicinanza con i temi trattati è scontata ma un conto è parlare, un conto è recitare. Lei, carica emotiva al 100%, riesce in entrambe le cose consapevole di portare in scena la vita delle persone non accettate a causa della propria identità sessuale. Ancora peggio se a ciò, si aggiungono e si correlano abusi, droghe, alcool, Aids e condanne penali. E questa, fra le altre, è la storia di Fernanda, nato Fernandinho, una donna imprigionata nel corpo di un uomo.

Nella povera campagna del paese sudamericano, un bambino gioca con le bambole, si trucca, ruba i vestiti alla sorella, subisce le reazioni violente della madre e viene abusato a otto anni. Cresciuto, si prostituisce nelle strade di Rio de Janeiro e Salvador de Bahia prima di spostarsi in Italia sperando in una vita migliore.

Roma e a Milano, tuttavia, non sono diverse dal Brasile se da immigrato clandestino e circondato da sfruttatori, la strada rimane il tuo posto di lavoro. La dignità è sotto sgargianti tacchi che battono sul marciapiede mentre il capitolo “amore” è privo di contenuti a causa di uomini incapaci di ammettere i propri sentimenti. E se non ci si può rivolgere alla Polizia per riavere i propri soldi, l’alternativa è un tentato omicidio culminato con la galera. E’ qui che conosce Giovanni, (interpretato dallo stesso Fabrizio Coniglio) un ergastolano sardo che sembra dare una scossa d’amore.

Anche lontano dal carcere, per “Princesa” la vita continua ad essere difficile e tormentata e nel 2000, a 37 anni, decide di porre fine a una triste esistenza. Il suo ricordo, grazie a questo bel lavoro teatrale, comunque continua ad essere vivo anche in nome di chi quotidianamente subisce discriminazioni sessuali e di genere.

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