Tari. Tassa dei rifiuti gonfiata in tutta Italia? A Cagliari no

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Tari. Il Comune di Cagliari  nel sito istituzionale, tiene a precisare  che applica correttamente la normativa di riferimento in materia:

A seguito delle notizie su eventuali contenziosi o possibili errori rilevati da alcuni quotidiani nazionali per la tassa sui rifiuti in diversi Comuni italiani, si vuol precisare che il Comune di Cagliari non ha calcolato in maniera sbagliata la Tari e, anzi, applica correttamente la normativa di riferimento in materia. In particolare per le utenze domestiche, la modalità di calcolo è la seguente: si moltiplica la superficie complessiva (abitazione e eventuali pertinenze) per la tariffa “parte fissa” unitaria; si aggiunge la tariffa “parte variabile”, computata una sola volta; si aggiunge il 5 per cento a titolo di addizionale provinciale. La procedura può essere verificata da ciascun contribuente nel dettaglio degli importi indicati nei singoli avvisi inviati dal Comune

Il fatto. I cittadini di molti comuni italiani potrebbero aver pagato molto più del dovuto per la Tari, la tariffa dei rifiuti applicata da ogni singola municipalità italiana. Un problema che riguarda almeno gli ultimi cinque anni e che nasce da un errato calcolo dei comuni della Tari: l’errore deriva dal conteggio sbagliato della quota variabile del tributo e ha comportato prelievi decisamente superiori al dovuto, anche il doppio in alcuni casi. A denunciarlo è la Repubblica, riportando quanto emerso durante un question time che si è svolto alla Camera e a cui ha risposto il sottosegretario all’Economia Pier Carlo Baretta.

Baretta ha risposto a una interrogazione parlamentare del deputato Giuseppe L’Abbate del MoVimento 5 Stelle. L’interrogazione è nata dalle segnalazioni ricevute da più città italiane e fa riferimento a un articolo del Sole 24 Ore del 2014 nel quale già si denunciavano errori nel calcolo della Tari. Un errore che riguarderebbe comuni di tutta Italia: da Milano a Napoli, da Genova a Catanzaro, passando per Ancona e Cagliari.

In bolletta, oltre alla quota fissa legata ai metri quadri della casa, è prevista anche una quota variabile che è legata al numero degli abitanti della casa. Questa quota variabile è stata moltiplicata – nel caso dei conteggi sbagliati – per ogni singola pertinenza, ovvero anche sulla base di garage e cantina. Per capire meglio, prendiamo come esempio una casa di 125 metri metri quadrati in totale, di cui 100 di abitazione, 15 di garage e 10 di cantina. La quota variabile, in questo caso, non sarebbe stata pagata una sola volta come previsto da legge, ma tre volte, arrivando quindi quasi al raddoppio della tariffa. Baretta, spiegando qual è la normativa vigente, fa riferimento al regolamento della Tares applicabile anche alla Tari, una norma che stabilisce che “le cantine, le autorimesse o altri simili luoghi di deposito si considerano utenze domestiche condotte da un occupante, se persona fisica priva nel comune di utenze abitative. In difetto di tale condizione i medesimi luoghi si considerano utenze non domestiche”.

Le associazioni dei consumatori si sono mobilitate e hanno portato all’attenzione di molti il problema. Il Movimento Difesa del cittadino parla di truffa ai danni dei contribuenti e lancia una campagna dal nome ‘Sos Tari’ chiedendo ai comuni che hanno applicato la tariffa sbagliata di rimborsare le famiglie. Attraverso gli sportelli territoriali raccoglierà le denunce dei contribuenti per poi richiedere il rimborso.

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