Altro che ridistribuzione: i migranti restano in Italia

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Il nuovo piano per la ridistribuzione dei migranti che giungono in Italia tra gli altri Stati membri dell’Ue ”non è un pacchetto di misure, ma solo un pacchettino e non risolve la questione dell’immigrazione nell’Unione europea”. E’ quanto sostiene il quotidiano tedesco ”Frankfurter Allgemeine Zeitung”, secondo cui l’iniziativa elaborata dall’Italia, condivisa da Germania e Francia, avrà ”durata soltanto limitata, possibilmente solo fino alla fine dell’anno o alla primavera-estate del 2020, la prossima stagione degli sbarchi”. Inoltre, il nuovo piano per la redistribuzione nell’Ue dei profughi giunti in Italia riguarda ”soltanto una piccola parte dei migranti che raggiungono l’Europa attraversando il Mediterraneo: quelli salvati dalle navi private che svolgono operazioni di soccorso in mare”. Per la maggior parte dei profughi, l’Italia ”dovrà, quindi, continuare ad attenersi al regolamento di Dublino”, la normativa europea in materia di procedura di asilo. Tale disciplina dispone che sia il primo paese di arrivo a essere responsabile dei migranti. Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, insiste sulla necessità di modificare il regolamento di Dublino. Tuttavia, avverte la ”Frankfurter Allgemeine Zeitung”, ”non sarà’ facile ottenere il consenso dell’Ue”. C’è ancora molta incertezza sulla possibilità di arrivare a un accordo al mini-summit di Malta su dei meccanismi temporanei che consentano sbarchi prevedibili e redistribuzione dei migranti salvati nel Mediterraneo centrale. Le posizioni tra gli Stati membri che stanno negoziando in vista della riunione di Malta sono ancora completamente ”distanti”, ha detto una fonte europea. Per il momento non c’è ancora accordo sul ”luogo di sbarco” delle persone salvate in mare e sullo ”status dei migranti” che dovrebbero partecipare alla redistribuzione tra Stati membri, ha spiegato la fonte. L’Italia sembra intenzionata a insistere sulla rotazione dei porti e sulla richiesta di ridistribuire tutti i migranti sbarcati, ma questa posizione non è di fatto condivisa da nessuno, a livello dell’Ue. La Francia, ad esempio, appare ferma sul principio del porto sicuro più vicino e chiede che i Paesi di primo ingresso effettuino un ”primo studio” della situazione dei migranti prima del loro trasferimento. Questo significa che tutti i porti francesi rimangono chiusi alle navi ong e ai barconi, che infatti non arrivano mai in acque territoriali francesi. Inoltre, la Francia, come la maggior parte degli Stati Ue, rifiuta la possibilità di accogliere ”migranti”. La Francia, dicono le fonti Ue, è disponibile unicamente ad accogliere profughi, che allo stato attuale sono meno del 4% di tutti gli africani che tentano l’attraversata del Mediterraneo dalla Libia.

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