Blue whale, due casi sventati a Oristano

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Blue whale. La notizia è stata rivelata ieri a Abbasanta durante la Festa della polizia dal questore di Oristano, Giovanni Aliquò. Sin tratta di due casi entrambe minorenni. Qualcuno li ha indotti nel tempo a “atti autolesionistici progressivi”. Che, se non fosse intervenuta la polizia postale, avrebbero anche potuto portare al suicidio. «L’intervento della polizia postale – ha spiegato il questore -, ha permesso di salvare una ragazzina dalle pressioni che rischiavano di portarla al compimento di gesti estremi». In realtà gli episodi sarebbero due. E sarebbero venuti alla luce grazie all’attenzione dei genitori dei minorenni oggetto di questo gioco perverso chiamato Blue Whale. La polizia postale sta indagando sui due casi di Oristano , almeno una delle vittime pare abbia dovuto fare ricorso a cure mediche: aveva già cominciato a praticare degli atti autolesionistici. Entrambe sono state aiutate da uno psicologo. Quindi non si tratta di un’invenzione, di un fenomeno di isteria collettiva o di condizionamento. In casa dei due minorenni i genitori si erano accorti che qualcosa non andava. Il sospetto si è fatto certezza e hanno capito di avere di fronte un fenomeno impossibile da gestire con le proprie forze. Hanno preso l’auto e sono arrivati a Oristano per denunciare alla polizia postale ciò che stava accadendo. O, quantomeno, quello che pensavano di aver percepito. Sensazioni e timori poi confermati. Stretto riserbo sui dettagli delle due vicende: «C’è l’esigenza primaria di tutelare i ragazzi. Abbiamo lavorato sottotraccia perché non si vuole minimamente violare la privacy dei minori», dice il questore Aliquò. Dopo la denuncia sono partite le indagini che hanno portato ad accertare come i due minorenni siano entrati in contatto con le persone che li hanno indotti ad atti autolesionistici di progressiva gravità. L’intervento della polizia ha messo fine a una situazione che, secondo il questore, avrebbe potuto portare anche a atti estremi fino al suicidio.
Gli inquirenti, pur tutelando in modo rigoroso la privacy delle due vittime, chiariscono un aspetto importante che forse può essere d’aiuto ai tanti genitori che avranno appreso con preoccupazione la notizia. Si tratta di ragazzi fragili, che già in passato hanno subito episodi di bullismo.
Il “gioco” del blue whale parte proprio dalle insicurezze, una condizione di sovrappeso o qualsiasi altra cosa, magari inesistente, che a quella età viene vissuta con disagio. Gli strumenti elettronici sono alla portata di tutti: smartphone e tablet, social network e chat. E il controllo non è agevole. C’è un’attività e di protezione che non si vede. C’è un lavoro oscuro forse ancora più difficile, che deve tutelare in primo luogo i più deboli. «La rete è un territorio nuovo -ammonisce il questore Aliquò -. Mai ci sogneremmo di lasciare i nostri figli da soli in Patagonia o in un luogo sconosciuto e potenzialmente ostile. Ecco, dobbiamo avere la stessa prudenza quando li lasciamo ad avventurarsi nel web».

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