Cinema, Peter Marcias presenta “Uomini in marcia”: cento anni di lotte per il lavoro

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Cento anni di lotte, fra fabbriche e campagne, da Nord a Sud passando per le isole. Nell’ultimo film di Peter Marcias, testimonianze d’archivio e nuove interviste si miscelano in una storia in cui il diritto al lavoro si esprime attraverso i volti, le voci, i colori di uomini e donne di tutta la nazione.

Partendo dalle proteste del 1920 dei minatori di Monteponi per arrivare a quelle dei minatori di Sos Enattos a Lula, la pellicola del regista cagliaritano non si limita ai confini isolani. Questo perchè fra rivendicazioni salariali e migliori condizioni del posto di lavoro, fra decessi e malattie professionali, fra questioni ambientali e questioni socio- economiche, il dolore e la passione di agricoltori e operai è sostanzialmente la stessa ovunque.

Commuovente vedere le immagini in bianco e nero dei funerali dei minatori uccisi dai carabinieri. Emozionante rivedere Papa Woityla a 200 metri sotto il livello del mare con l’elmetto in testa.

La bravura di Marcias risiede nella capacità di attingere dalla storia per offrire spunti di riflessione sul mondo del lavoro attuale. Un lavoro che svolge grazie all’ausilio di diversi soggetti in campo.

Il professor Gianni Loy, ex docente di Diritto del Lavoro all’Università di Cagliari, è la voce narrante a cui aggiungono quelle dei sindacalisti Peppino La Rosa, Giampaolo Puddu, Bruno Saba e Antonello Pirotto. E poi i politici sulcitani Antonello Cabras e Salvatore Cherchi.

E cosa dire degli illustri interventi di due registi molto sensibili all’argomento come l’inglese Ken Loach e il compianto francesce Laurent Cantet?

Poi, dagli archivi video, spunta Mario Scelba, il ministro dell’Interno che godeva nel mandare il Reparto Celere della Polizia a sopprimere le proteste dei lavoratori. O ancora quella di Monsignor Miglio, arcivescovo di Iglesias da sempre al fianco dei minatori in sciopero, dei segretari Cgil Giuseppe di Vittorio e Luciano Lama, di Guido Giugni senatore e padre dello Statuto dei Lavoratori, dell’ex ministro Giacomo Brodolini

Se a pochi dal cinema Notorius si protesta contro le speculazioni energetiche in atto in Sardegna, sullo schermo vengono proiettate le immagini della Grande Marcia partita da Teulada nel 1992 e che toccò 27 paesi del Sulcis prima di arrivare a Roma. Fu una marcia compatta per il rispetto di un diritto, un connubio perfetto per contrastare diseguaglianze e ingiustizie.

“il metodo – dice Marcias – è stato vedere tantissimo materiale, andare a ricercare delle cose inedite o poco conosciute rispetto a questi anni rispetto a delle cose molto viste. C’é un archivio della Cineteca Sarda, Archivio del Movimento Operaio di Roma, Rai tech, Istituto Luce, l’archivio di Salvatore Sardu e lo stesso archivio di Gianni.. Insomma, è stato molto lungo, faticoso ma soddisfacente.”

“Il film – dice Gianni Loy – l’ho visto da spettatore. Ho apprezzato tante cose raffinat come l’intervista al ministro Scelba che nessuno conosceva e l’intervento al ministro Brodolini. Partendo dalla Sardegna, Peter ha capito che le lotte per il lavoro sono a livello generale, non possono essere sistemiche”

Podotto da Agnese Ricchi e Mario Mazzarotto per Ganesh Produzioni in collaborazione con RAI Cinema, il docufilm sarà in sala il primo giugno.

“Temevo di realizzare un saggio – conclude Marcias – e invece mi pare di no. E’ stato un pretesto per studiare e andare avanti nel mio lavoro. La storia va sempre tenuta in considerazione, perché il futuro va affrontato con grande consapevolezza.”

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