La Grande Prosa Cedac, “Supplici” da Euripide. Lo spettacolo di Giovannelli e Fogazzi in scena ad Arzachena, Alghero e San Gavino

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La crudeltà della guerra e il dolore dei vinti in “Supplici” da Euripide, nella traduzione di Maddalena Giovannelli e Nicola Fogazzi, con Matilde Facheris, Maria Pilar Pérez Aspa, Arianna Scommegna, Giorgia Senesi, Virginia Zini, Sandra Zoccolan e Debora Zuin, per la regia di Serena Sinigaglia (produzione ATIR – Nidodiragno/CMC – Fondazione Teatro Due)

Lo spettacaolo è in cartellone, dopo la matinée per le scuole mercoledì 10 aprile alle 11 all’AMA / Auditorium Multidisciplinare di Arzachena, giovedì 11 aprile alle 21 al Teatro Civico “Gavì Ballero” di Alghero e venerdì 12 aprile alle 21 al Teatro Comunale di San Gavino Monreale per la Stagione de La Grande Prosa firmata CeDAC Sardegna.

L’antica tragedia racconta la richiesta delle donne di Argo, madri dei guerrieri caduti davanti alle porte di Tebe, rivolta al re di Atene Teseo affinché interceda in loro favore per ottenere da Creonte la restituzione dei corpi dei figli e dar loro degna sepoltura: davanti al rifiuto del sovrano tebano, che si ostina a infrangere le leggi sacre, non resta altra soluzione che un nuovo conflitto armato. La vittoria di Atene, patria della democrazia, assume un valore emblematico nel confronto con la tirannide di Creonte, salito al trono dopo la morte dei nipoti Eteocle e Polinice, figli di Edipo: la città sconfitta deve adeguarsi alle condizioni imposte da Teseo e consegnare le spoglie dei defunti, così che finalmente possano essere celebrati i riti funebri.

Nella suggestiva mise en scène firmata da Serena Sinigaglia, che si affida a un cast tutto al femminile per dar voce alle Supplici argive e ai vari personaggi, a partire da Teseo e da sua madre Etra, fino all’araldo tebano, rivive tutto il pathos del dramma per una riflessione sulla violenza e sulle conseguenze della guerra, che lascia dietro di sé distruzione e odio, cumuli di cadaveri e donne – madri, spose, figlie e sorelle – e famiglie in lutto. «Amo i classici da sempre: con essi imparo cos’è il teatro e cos’è l’essere umano» – rivela la regista, una delle artiste più interessanti della scena italiana –. 

«Con i contemporanei imparo a conoscere la realtà presente e l’epoca in cui vivo. Insomma classico e contemporaneo si riguardano, si specchiano l’un con l’altro, si nutrono a vicenda. Come tradizione e innovazione». Nelle “Supplici” si parla di temi di scottante attualità agli inizi del terzo millennio: «Il crollo dei valori dell’umanesimo, il prevalere della forza, dell’ambiguità più feroce, il trionfo del narcisismo e della pochezza emergono da questo testo» – ricorda Serena Sinigaglia – «per ritrovarsi intatti tra le pieghe dei giorni stranianti e strazianti che stiamo vivendo».

per saperne di più: www.cedacsardegna.it

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