Meana Sarda, sei titoli in cartellone per la stagione della Grande Prosa e del Circo Contemporaneo

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Il fascino del nouveau cirque e l’ironia della commedia, tra riletture di classici e testi contemporanei, per la Stagione 2023-2024 de La Grande Prosa e Circo Contemporaneo organizzata dal CeDAC / Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo dal Vivo in Sardegna al Teatro San Bartolomeo di Meana Sardo e realizzata con il patrocinio e il sostegno del Comune di Meana Sardo, della Regione Sardegna e del MiC / Ministero della Cultura e con il contributo della Fondazione di Sardegna.

Sei titoli in cartellone da dicembre ad aprile con protagonisti del calibro di Gianmarco Tognazzi, in scena con Renato Marchetti e Fausto Sciarappa ne “L’onesto fantasma” di Edoardo Erba, un affascinante racconto metateatrale sul tema dell’amicizia con la partecipazione (in video) di Bruno Armando mentre Antonella Attili e Giorgio Colangeli sono gli interpreti insieme con Luisa Merloni de “Le volpi”, uno spettacolo di Lucia Franchi e Luca Ricci (CapoTrave) sulle facili tentazioni del potere e Giobbe Covatta spiega con sottile e pungente umorismo la sua idea della superiorità femminile, tra scienza ed esperienza, in “Scoop (Donna Sapiens)”.

Sotto i riflettori anche Michele Cafaggi, artista di fama internazionale, che apre la stagione con “Ouverture des Saponettes”, un incantevole “concerto per bolle di sapone”, mentre l’algherese Stefano Artissunch firma la regia delle “Smanie per la villeggiatura” di Carlo Goldoni, per una intrigante versione della celebre commedia, di cui è anche interprete con Stefano De Bernardin, Laura Graziosi, Stefano Tosoni e Lorenzo Artissunch, per una riflessione sull’ipocrisia della società.

S’intitola “Era l’allodola?” la pièce scritta, diretta e interpretata da Daniele Monachella, in scena con Ignazio Chessa, in cui un sedicente drammaturgo, Guglielmo Scuotelapera, “al secolo” William Shakespeare, si confida con il suo psicanalista, costretto ad ascoltare le tragicomiche divagazioni di un uomo innamorato.

Una programmazione interessante e mirata per il palcoscenico nel cuore dell’Isola, tra l’ironia e la leggerezza insieme agli strali satirici della commedia, che regala utili spunti per ragionare sul presente e sulle umane passioni, oltre a un esilarante one-man-show per capovolgere stereotipi e luoghi comuni e a un poetico e immaginifico spettacolo di circo contemporaneo per il divertimento di grandi e piccini. 

«Il Comune di Meana Sardo aderisce al Circuito Multidisciplinare organizzato dal CeDAC da oltre trent’anni con convinzione: non è solo importante, ma necessario investire sulla cultura puntando sulla qualità degli eventi per valorizzare e promuovere lo sviluppo della comunità. Il Teatro San Bartolomeo è un riferimento per il nostro territorio» – sottolinea l’assessora allo Spettacolo Milena Pisu –. «Invitiamo tutti i cittadini del territorio giovani e anziani a partecipare a questo importante momento di crescita culturale e di condivisione sociale, un’occasione per arricchire la nostra vita e per godere della magia del teatro». 

Il sipario si apre – mercoledì 13 dicembre alle 19 – sulla poetica e coinvolgente “Ouverture des Saponettes” di e con Michele Cafaggi (produzione Studio TA-DAA!): il celebre mimo, clown e giocoliere, allievo di Jango Edwards e Marcel Marceau, propone un affascinante “concerto per bolle di sapone” in cui interpreta uno stravagante “direttore senza orchestra” capace di far sbocciare una rosa da una tromba e riempire lo spazio di sfere trasparenti e iridescenti, leggere come i pensieri. Una performance incantevole, «dove l’imprevisto è sempre in agguato: da strani strumenti nascono bolle giganti, bolle rimbalzine, bolle da passeggio, grappoli di bolle…»: il talentuoso artista, formatosi tra Milano e Parigi, vincitore del Premio Nazionale Franco Enriquez 2016, compone un fantastico racconto senza parole, quasi un ammaliante sogno ad occhi aperti. “Ouverture des Saponettes” trae ispirazione dalle atmosfere circensi e dalle luci del varietà: tra clownerie, pantomima e musica il “mago delle bolle di sapone” riesce a catturare l’attenzione e a divertire un pubblico di qualsiasi età, facendogli riscoprire il piacere della meraviglia.  

Ambizioni sociali e “intrighi” sentimentali – sabato 20 gennaio alle 21 – con le “Smanie per la villeggiatura” di Carlo Goldoni nella mise en scène firmata da Stefano Artissunch, che mette l’accento su «il tema dell’apparire e la nevrosi consumistica-affannosa della borghesia che si cimenta in sciali superiori alle sue possibilità» (produzione Danila Celani per Synergie Arte Teatro, in collaborazione con Regione Marche). Sotto i riflettori lo stesso Stefano Artissunch con Stefano Tosoni, Laura Graziosi, Stefano De Bernardin e Lorenzo Artissunch, interpreti di una commedia splendidamente congegnata, in cui i preparativi per una vacanza in campagna di due famiglie si complicano quando Filippo, padre di Giacinta, invita sulla carrozza Guglielmo, rivale di Leonardo, innamorato della fanciulla, anch’egli in partenza con la sorella Vittoria… e costui, indispettito e soprattutto geloso, minaccia di annullare il viaggio. Finché l’intervento di un intermediario ristabilirà la pace, e così potrà aver inizio la villeggiatura: le “Smanie” rivelano tutta la modernità del teatro del grande artista veneziano, che racconta «l’ipocrisia ed il senso di vuoto di una società che perde la propria identità ed i propri valori dietro al nulla».  

Focus sulla drammaturgia contemporanea – sabato 24 febbraio alle 21 – con “L’onesto fantasma” di Edoardo Erba, che firma testo e regia di una pièce intrigante sulla forza dell’amicizia, capace di vincere perfino la morte, con interpreti del calibro di Gianmarco Tognazzi, Renato Marchetti e Fausto Sciarappa e la partecipazione in video di Bruno Armando, dove una rappresentazione dell’“Amleto” fa riaffiorare spettri e nodi irrisolti del passato (produzione Altra Scena – Viola Produzioni). In un intrigante gioco metateatrale, un acclamato divo cinematografico rifiuta l’invito di due colleghi meno fortunati che vorrebbero coinvolgerlo in un loro progetto teatrale, perché dopo la tragica fine di un amico, anche lui attore, ha deciso di non calcare mai più un palcoscenico. I quattro avevano condiviso una indimenticabile tournée e nasce così l’idea di inserire nello spettacolo anche lo scomparso, nel ruolo del fantasma, ma ecco che costui appare in sogno all’artista famoso, cui era legato da un un profondo affetto e come lo spirito shakespeariano sembra chiedere vendetta, esigendo che i colleghi di un tempo confessino i reciproci tradimenti, per far luce sulla verità.  

Una amara riflessione sulla corruzione della politica – sabato 9 marzo alle 21 – con “Le volpi”, uno spettacolo di Lucia Franchi e Luca Ricci (CapoTrave) ambientato in una cittadina di provincia dove, durante la riunione tra tra due notabili locali e la figlia di una di loro, «si stringono e si sciolgono accordi, si regola la maniera migliore di distribuire favori e concessioni» pensando all’interesse personale invece che al bene comune (produzione Infinito). Sotto i riflettori Antonella Attili (la madre di Totò in “Nuovo Cinema Paradiso”, diretta da Avati, Scola e Francesca Archibugi, Agnese Amato ne “Il paradiso delle signore”) e Giorgio Colangeli, volto noto del grande schermo (Nastro d’Argento per “La cena” di Scola e David di Donatello per “L’aria salata” di Angelini, ha lavorato con Sorrentino, Rubini, Luchetti e McCarten) con Luisa Merloni, cofondatrice di Psicopompo Teatro (due Premi Ubu per il miglior testo straniero). Un cast stellare per la pièce che mostra il lato oscuro del Belpaese dove, come scriveva Leonardo Sciascia in “Todo modo”, «i grandi guadagni fanno scomparire i grandi principi, e i piccoli fanno scomparire i piccoli fanatismi».  

Viaggio tra echi elisabettiani e turbamenti del cuore – sabato 23 marzo alle 21 – con “Era l’allodola? / Da un dubbio di…”, ovvero “comichetragichesilaranti conversazioni di un uomo innamorato”, una scoppiettante commedia scritta e diretta da Daniele Monachella, in scena con Ignazio Chessa, in cui un tal Guglielmo Scuotelapera, “al secolo” William Shakespeare si confida con il suo analista, il Dottor Trìnculo (produzione Mab Teatro). La profonda crisi in cui versa il tormentato (e sedicente) Bardo, è sottolineata dal costante ripetersi del crudele dilemma su cui si interrogano Romeo e Giulietta nella famosa tragedia, prima di dirsi addio: una domanda fatale per gli sfortunati innamorati, divenuta ossessione nello stato di confusione di un autore alla ricerca dei suoi personaggi e forse più ancora della propria identità.

 “Era l’allodola?” rappresenta «un irriverente gioco delle parti dove letteratura e amore descrivono la follia» – sottolinea Daniele Monachella – «e si descrivono i sentimenti dell’essere umano e le sue contraddizioni, conducendo lo spettatore a ritmo serrato verso il terreno dell’assurdo, dell’illogicità, dei vizi e dei paradossi della società contemporanea».  

Ironia in scena – sabato 20 aprile alle 21 – con “Scoop (Donna Sapiens)”, il nuovo spettacolo di Giobbe Covatta e Paola Catella che, sulla falsariga dell’omonimo libro edito da Giunti, affronta la questione cruciale per il futuro della specie, e forse del pianeta, della superiorità femminile. Sul palco un irriverente Giobbe Covatta che con la consueta vis comica, spaziando tra storia, sociologia e medicina, mette in risalto l’inadeguatezza del maschio a fronte dell’intelligenza e delle evidenti capacità e delle molteplici abilità femminili, costruendo una sorta di breve, divertente ma soprattutto rivoluzionario “trattato” di antropologia.

Tra le fonti, attraverso una serie di interviste impossibili, si cita perfino Dio, che svela «gli esilaranti retroscena della creazione» accanto a «un improbabile uomo del futuro che ci mette in guardia sui rischi di un mondo assoggettato all’arroganza maschile»; e prende la parola pure Nello, «il povero membro maschile che chiede aiuto per le sue pessime condizioni di vita, schiavo dei ridicoli appetiti sessuali del suo padrone». Un monologo surreale in cui Giobbe Covatta dimostra il suo amore e il suo rispetto per le donne, a cui dedica nel finale un poetico omaggio.

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