Paolo Palumbo a Sanremo: "La canzone è un inno alla vita"

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 Paolo Palumbo canterà mercoledì 5 all’Ariston (fuori gara), salirà sul palco grazie a una speciale rampa montata apposta per lui. Canterà sdraiato, puntando con le pupille il comunicatore verbale che da un anno gli ha ridato una voce, seppure artificiale. Paolo, 22 anni, è il malato di Sla più giovane d’Europa, malattia arrivata a 17 anni, quando mestoli e coltelli hanno cominciato a cadergli di mano. Sì, doveva diventare chef, era in procinto di iscrivermi alla scuola di alta cucina di Gualtiero Marchesi.

Partecipa a Sanremo 2020 con una canzone scritta e musicata da lui stesso intitolata Io sono Paoloè un inno alla vita, scritto con l’obiettivo di spronare chi si arrende al primo ostacolo. Se ho incontrato la musica è grazie alla malattia, all’inizio è stato il modo con cui cercavo di far sentire ciò che provo tutti i giorni combattendo la mia battaglia. Cantare all’Ariston è il regalo più bello che potessi ricevere, sono grato ad Amadeus, un uomo estremamente sensibile, dal cuore grande e sincero” non ha superato a Roma le selezioni di Sanremo Giovani, ma il suo messaggio ha colpito dritto al cuore Amadeus che lo ha invitato come ospite speciale.

È arrivato in Liguria con i genitori, il fratello Rosario, gli operatori sanitari e l’inseparabile pitbull Brutus. Nella stanza il sottofondo del respiratore cui è attaccato 24 ore al giorno, la peg che non smette mai di alimentarlo direttamente nello stomaco, davanti agli occhi il comunicatore verbale sul quale le pupille corrono per formare le parole che una voce metallica traduce in frasi.

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