Da nord a sud, Vinicio Capossella ritrova la “sua Sardegna” grazie a Sardegna Concerti. Dopo il successo al Verdi di Sassari, il poliedrico artista conquista senza se e senza ma anche il Teatro Massimo. Nella prima delle due date cagliaritane del suo tour “Con i tasti che ci abbiamo”, il cittadino onorario di Ottana conferma che con la musica riesce a raccontare quello che vuole.
Le indiscusse capacità empatiche si sposano con coloro che, complementari ma soprattutto essenziali, lo accompagnano in questo magico percorso: Andrea Lamacchia al contrabbasso, Piero Perrelli alla batteria e alle percussioni, Alessandro Asso Stefano alla chitarra, piano e tastiere e arrangiamenti, Daniela Savoldi al violoncello e Michele Vignali ai sassofoni.
Con loro, tutto è possibile. Sul palco si ascolta rock, pop, reggae, jazz, ballate, cha cha cha e western. Suoni eccelsi che si abbinano a parole ricercate e raffinate che raramente si sentono nella vita reale. Eppure, è proprio da li’ che arriva da sempre la linfa per le canzoni dell’ artista irpino.
Si comincia con “Divano occidentale”, un brano metaforicamente ispirato a chi si lascia condizionare dai sistemi di informazione. A seguire, “All you can eat”, un richiamo al consumismo di massa attuale.
“Siete capitati in un concerto di canzoni urgenti: quando per colpa della politica la cosa pubblica diventa uno spettacolo incivile, allora lo spettacolo deve diventare pubblico e civile”.
Cosi’ Capossela, prima de “La parte del torto” saluta il pubblico e introduce le restanti delle “Tredici canzoni urgenti”, l’ album vincitore della Targa Tenco come migliore in assoluto nel 2023.
In esso è compresa “Staffette in bicicletta”, liberamente ispirata alla Resistenza e alle donne partigiane. É anche il primo omaggio alla Sardegna con la citazione di Emilio Lussu.
Il secondo è per Michela Murgia menzionata prima de “La Cattiva Educazione”, un testo legato alle violenze domestiche accompagnato da una versione rimodulata di Bella Ciao. La rieducazione assente invece nella popolazione carceraria è nelle parole di“Minorità” con riferimento a Stefano Del Corso, deceduto nel carcere di Oristano nel 2022.
E poi la guerra, sopratutto quella in Palestina. “La crociata dei bambini” tratta da Brecht, è struggente quando piano e violino fanno il pieno di emozioni.
“Governatore Ariosto”, invece, mette in musica la desolazione di un governatore incapace di cambiare un quadro politico. E sempre dal poeta del 1500, precisamente dai suoi scritti, si sviluppa “Gloria all’Archibugio”, una sarcastica ode alla rincorsa agli armamenti, “un tema – dice Capossela – che in questa regione si conosce bene fra poligoni e inquinamenti vari”.
Esaurito il presente, l’esibizione volge lo sguardo al passato. “Musicanti di Brema”, “Maraja” e “Che cosa è l’amor” prima di un bicchiere di vino bianco. “Ultimo amore” è un omaggio, il terzo per l’isola, a Gigi Riva estimatore inaspettato. E poi ancora Sardegna, precisamente Cabras, luogo in cui fu scritta “L’acqua chiara alla fontana”. E ancora “Contratto per Carelias” prima di danzare e abbracciarsi sotto il palco con “Pazzo di Gioia”, “Ovunque proteggi” e “Con i tasti che ci abbiamo”.
Si chiude il sipario e rimane un augurio: “ A kentannos, Vinicio”.