Campi di concentramento nazisti: esperimenti medici sui prigionieri

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Nei campi di concentramento nazisti, furono effettuati esperimenti medici sui prigionieri. Lo scopo era quello di condurre ricerche e di mettere a punto metodi che permettessero di migliorare la possibilità di sopravvivenza e di guarigione dei soldati tedeschi in guerra, ma anche di migliorare la razza ariana.

Gli esperimenti erano di ogni tipo, per gli internati, le sofferenze avevano fine soltanto con la morte.

Tra i primi a essere messi a punto furono gli esperimenti condotti a grandi altezze o a basse temperature. Il protrarsi del conflitto con la Gran Bretagna e la battaglia aerea fecero sorgere, infatti, alcuni interrogativi. Si voleva capire, ad esempio, se un aviatore si poteva lanciare con il paracadute da un’altezza superiore al limite normale del respiro; quanto era possibile sopravvivere in acque gelate e come poteva essere rianimato un aviatore congelato. La maggior parte di questi esperimenti furono condotti a Dachau, in camere di decompressione, sotto la direzione di Hans Wolfgang Romberg e Sigmund Rascher, i quali ottennero senza problemi da Himmler il consenso per usare cavie umane prelevate dai campi di concentramento.

Con l’aiuto del dottor Hipper e del professor Holzlöner  e, soprattutto, con la supervisione dell’Istituto tedesco per le ricerche sul volo, si provocò l’abbassamento della temperatura di prigionieri immersi in acqua, ai quali erano state fatte indossare tute da aviatore. Ai medici sperimentatori non rimase che constatare il decesso di gran parte delle cavie. Tuttavia, nonostante l’enorme numero di vittime, i medici giunsero molto tardi alla ovvia conclusione che era necessario brevettare tute di aviazione che potessero riparare meglio gli aviatori a temperature così basse.  Nel tentativo di valutare diversi metodi di riscaldamento, si notò che un bagno caldo poteva servire dopo il congelamento, anche se questo i medici lo sapevano fin dalla fine dell’Ottocento. Si sperimentò anche il cosi detto “riscaldamento umano”, durante il quale i corpi congelati venivano messi a contatto con i corpi di altre due donne, provenienti dal campo di Ravensbrück.

I prigionieri che non morivano durante l’esperimento erano soggetti a ulteriori test per verificare se fosse più proficuo tentare la rianimazione post-congelamento per mezzo di medicinali anziché tramite procedimenti fisici. Ma con questo tipo di esperimento non si arrivò a nessuna conclusione.

Altri esperimenti riguardarono la potabilità dell’acqua, allo scopo di capire in che modo un aviatore tedesco poteva sopravvivere dopo aver terminato i due litri che gli erano dati in dotazione nel kit di salvataggio. Questa quantità, infatti, risultò insufficiente e si sperimentarono fondamentalmente due principali tipi di esperimenti, detti “Berka” e “Schäfer” dal nome dei loro ideatori. Il primo consisteva nel rendere l’acqua di mare di sapore gradevole, mentre il secondo era una vera e propria desalinizzazione dell’acqua marina. Entrambi i metodi risultarono inefficaci.

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