Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne. Mureddu (Cgil):”Potenziare i centri dedicati”

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“Contrastare la violenza contro le donne deve essere un obiettivo prioritario della società, del mondo del lavoro, dell’impresa, del
sindacato, e deve essere un obiettivo da perseguire tutti i giorni per tutto l’anno, non solo il 25 novembre, con un impegno quotidiano, soprattutto degli uomini, che devono essere coinvolti e contribuire al cambiamento culturale insieme alle donne”.

Lo ha detto Diletta Mureddu, responsabile delle politiche di genere per la Cgil Sardegna in riferimento alla Giornata internazionale contro la violenza sulle donne.

“I femminicidi – ha aggiunto – sono l’atto estremo di una violenza che ha diverse forme, tante volte subdole, invisibili, violenze spesso non denunciate che generano ferite profonde e si consumano attraverso gesti discriminatori, parole offensive e comportamenti che mirano a svalutare e umiliare le donne per esercitare su di loro potere e controllo, minandone la libertà”.

Cosa fare? “Sostenere le donne che subiscono la violenza attraverso il potenziamento dei centri dedicati: sono ancora pochi, e con le risorse a disposizione, insufficienti, riescono a garantire accoglienza solo per pochi mesi. E’ determinante, invece, fornire supporto anche dopo quel periodo, aiutando le donne a reinventarsi e ricostruire la loro identità e indipendenza economica e lavorativa”.

Molte donne subiscono violenze perché non hanno una occupazione, sono precarie, deboli in un mercato del lavoro che premia gli uomini, anche a dispetto delle competenze.

“Servono azioni politiche forti, anche a livello nazionale – sottolinea Diletta Mureddu – per garantire l’applicazione del Piano
strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne 2021-2023, e serve investire sulla prevenzione: non possiamo
intervenire solo dopo che la violenza si è manifestata, occorre lavorare, tutti insieme, sull’educazione di genere per favorire un
cambio culturale, anche con il contributo del sindacato, da una parte contrastando gli stereotipi sessisti e dall’altra fornendo modelli alternativi”.

Secondo la responsabile Cgil “servono esempi e linguaggi positivi, anche nei media, e formazione costante rivolta ai medici, agli
avvocati e ai magistrati, ai giornalisti, alle forze dell’ordine, a tutti coloro che a vario titolo si occupano di questo gravissimo
fenomeno”.

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