La compagnia Anfiteatro Sud finalista al Roma Fringe Festival con lo spettacolo “S’Accabadora”

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Il teatro della compagnia Anfiteatro Sud, l’arte di Mario Delitala esaltata dalla nuove tecnologie e le musiche originali di Paolo Fresu, in finale al Roma Fringe Festival per raccontare una delle figure più affascinanti e misteriose della tradizione sarda.

S’Accabadora” sarà in scena al Roma Fringe Festival il 24 gennaio al Teatro Vascello (Via Giacinto Carini, 78): uno spettacolo diretto da Susanna Mameli che ha anche curato la drammaturgia, liberamente ispirata a “Le serve” di Jean Genet. Per la Finale andranno in scena Elisa Pistis che sostituisce Annagaia Marchioro e Marta Proietti Orzella, accompagnate dalle musiche di Paolo Fresu e dalla produzione videomapping e di realtà aumentata di Michele Pusceddu e Francesco Diana.

Già finalista al concorso Nuove Sensibilità del Festival Teatro Italia di Napoli e vincitore del premio nazionale di teatro “Lauretta Masiero” per la drammaturgia, in questo lavoro Susanna Mameli ha cercato di mettere a fuoco il lato umano e personale di una figura cosi crepuscolare e sfuggente, ma storicamente reale, come quella di “sa femmina accabadora”.

Fautrice tollerata di eutanasia nel passato, nello spettacolo di Anfiteatro Sud l’accabadora diventa un personaggio di straordinaria attualità per i legami con i dilemmi etici del presente. Questo è il punto di partenza per una messa in scena che non intende approfondire gli aspetti didascalici e descrittivi della questione, né tanto meno fornire superficiali risposte a problemi morali, ma che cerca di dare corpo e anima a una di queste donne, alla sua esistenza concreta, all’apparenza normale cui Antonia, accabadora e protagonista dell’atto unico, s’aggrappa per continuare a vivere la sua vita.

Così, il testo e le scene minime ed essenziali risolvono l’azione teatrale nel rapporto tra Antonia e sua sorella, rispettivamente interpretate da Marta Proietti Orzella e Elisa Pistis che sostituisce Annagaia Marchioro. Una relazione che è una finzione nella finzione e che lascia trapelare lentamente la verità atroce sulle loro vite. Un lento disvelarsi della realtà fino all’ultimo crudele dilemma che impegnerà Antonia in un nuovo, ma terribilmente diverso, atto di pietà.

Trattando il testo e lo spazio come fossero un caleidoscopio nella memoria della protagonista, la regista utilizza la multiproiezione e gli effetti straordinari del videomapping e della realtà aumentata per definire lo spazio scenico, e ricostruisce attraverso l’arte di Mario Delitala e le sue famosissime xilografie del 1926 un universo interiore che ingloba e coinvolge lo spettatore, facendolo divenire parte del viaggio e dello spettacolo.

Grazie al videomapping, una nuova frontiera dell’arte e della tecnologia
capace di trasferire immagini in computer grafica su superfici reali e di realizzare spettacolari effetti di proiezione 3D, le xilografie di Delitala passano così da una dimensione iconica
e statica a una sempre più fluida e dinamica, fino a diventare puro tratto, segno bianco e nero, capace
di inglobare lo spettatore come nelle esperienze di
arti plastiche interattive.

Formatasi con Umberto Eco e Claudio Meldolesi all’Università di Bologna, dove nel 1995 si e è laureata con lode in drammaturgia, Susanna Mameli ha frequentato diversi seminari con Dario Fo e Franca Rame, Carmelo Bene, Peter Brook, Jerzy Grotowski e molti altri personaggi di rilievo della cultura sia italiana che mondiale.Fondatrice nel 1999 dell’associazione Anfiteatro Sud, dal 2002 al 2007 è stata direttrice artistica del festival di teatro musica e danza “Viaggio a sud”.Ha scritto e diretto numerosissimi lavori tra cui “Il quinto canto è l’addio”, “Mi chiamo Maria e sono bellissima” (finalista al premio di drammaturgia CTAS Oltreparola, 2014) e “Alcatrax, appunti di fabbrica” (finalista alla XV edizione del premio “Donne e teatro di drammaturgia femminile” nel 2015 e vincitore nel 2013 del bando residenze artistiche del Teatro Stabile della Sardegna).

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