«Apprezziamo, con sentimento di commozione e soddisfazione, lo straordinario e concreto impegno profuso dal Governo italiano, che si è attivato per far arrivare nel nostro Paese i primi bambini palestinesi feriti. I piccoli atterrati all’aeroporto di Ciampino sono già 10, l’obiettivo è arrivare almeno a 100 nel giro di pochissimo tempo.
Sappiamo che verranno trasferiti in strutture pediatriche di primissimo livello, come il Gaslini di Genova, il Bambin Gesù di Roma, il Mayer di Firenze e al Rizzoli di Bologna, dove le nostre migliori eccellenze, ovvero i nostri colleghi medici ed infermieri, con le loro competenze e la loro carica umana, li accoglieranno per curarli.
Certo ci sono ferite invisibili che non possono essere curate dalla scienza medica, ma ciò che il Governo italiano sta facendo rappresenta davvero un segnale importante per tutti i paesi europei, visto l’Italia è di fatto il primo paese del Vecchio Continente che ha risposto tempestivamente al nostro appello, con l’invio della nave Vulcano, che ha curato ad oggi numerosi bambini e ha assistito donne nel momento del parto.
Da medico, ma soprattutto da sostenitore della pace a livello internazionale, con l’impegno e l’azione costante delle nostre associazioni, Umem, Unione Medica Euro-mediterranea e la Co-mai, Comunità del mondo arabo in Italia, e l’Amsi Associazione Medici di Origine Straniera in Italia, non posso che rivolgere il mio sentito ringraziamento alle nostre istituzioni diplomatiche, ai nostri professionisti sanitari, nonché al nostro Ministro della Salute Schillaci e a quello degli Esteri Tajani e ancora al Ministro della Difesa Crosetto, che hanno fatto la loro parte dal punto di vista della solidarietà e disponibilità per assistere i feriti e in particolare i bambini palestinesi.
L’Italia si è resa protagonista di un progetto di cooperazione internazionale che non ha mai tradito le attese.
L’Italia continua, infatti, a offrire il suo impegno per la pace, ma soprattutto per la causa dei più deboli, in particolare donne e bambini.
Esempio lampante è il progetto della nave-ospedale galleggiante Vulcano della Marina Militare, dove il nostro “esercito in camice bianco”, ovvero i nostri medici internazionali, si stanno prendendo cura dei feriti».
Così il Prof. Foad Aodi, Presidente Umem e Membro Registro esperti della Fnomceo e Docente a contratto all’Università di Tor Vergata
«Da parte nostra, come Umem, con i nostri professionisti rappresentanti in Palestina e quelli sparsi in tutto il mondo (più di 120 paesi) e in particolare nelle zone a rischio, non abbiamo mai smesso di fare la nostra parte accanto all’Italia, continua Aodi.
Solleviamo ogni giorno l’attenzione dell’opinione pubblica sull’aggravarsi della situazione, dal punto di vista sanitario e umanitario (laddove praticamente manca di tutto),rivolgendo appelli a tutti i governi e a tutti i partiti politici senza distinzione di schieramento.
Anche la comunicazione, in un momento del genere, può e deve giocare un ruolo chiave. Serve sempre una informazione costruttiva.
Costanti, infatti, sono i nostri appelli per sostenere la causa dei feriti, con interventi sanitari mirati sul posto. Dallo scorso 7 ottobre non abbiamo mai smesso di chiedere il rafforzamento di un corridoio umanitario-sanitario in particolare:
– allestimento di ospedali mobili a Gaza.
– maggiore presenza di professionisti medici specializzati, soprattutto nei più svariati rami della chirurgia, come quella plastica e quella ortopedica e Ginecologia e pediatria e neonatologia, nonché anestesisti e radiologi, infettivologi, pneumologi.
– servono anche infermieri, psicologi e professionisti della sanità specializzati.
– servono strumenti chirurgici, anestetici, occorrono sangue e protesi.
– servono farmaci per le patologie croniche, per la dialisi e malattie cardiovascolari
– servono vaccini contro le malattie infettive che sono aumentate del 60% tra i bambini a causa della mancanza di acqua, cibo puliti e farmaci.
Da parte nostra non smetteremo mai di sollecitare un rapido cessate il fuoco.
Amsi, Umem e Co-mai insieme al Movimento uniti per unire chiedono, più che mai, una conferenza internazionale per la pace tra palestinesi e israeliani.
Non posso mancare, inoltre, di ringraziare i numerosi colleghi della sanità italiani e di origine straniera che contattano tutti i giorni le nostre associazioni, fornendo piena disponibilità per dare il loro contributo, come medici, infermieri e professionisti della sanità e costruttori di pace e di dialogo.
Il nostro ringraziamento va a tutti i governi, le diplomazie, le istituzioni e le organizzazioni che hanno collaborato a questa importante missione: ricordiamo che ci sono più di 7000 feriti gravi che necessitano di sostegno e cure all’estero. Ad oggi, inoltre, solo 1000 feriti sono riusciti ad essere curati all’estero», conclude Aodi.