Sciopero 11 aprile, le motivazioni della Cgil

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Aumentano le denunce di infortunio, le malattie professionali proliferano e sono già quattro i lavoratori morti sul lavoro in Sardegna nei primi mesi di quest’anno, uno in più del 2023: il tema della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro sostanzia lo sciopero nazionale dei settori privati indetto da Cgil e Uil per l’11 aprile che, nell’Isola, si articolerà in cinque manifestazioni da Nord a Sud: appuntamento davanti alle sedi delle Prefetture a Cagliari, in piazza Palazzo dalle 9.30 alle 13, a Nuoro in via Deffenu dalle 10 alle 12, a Oristano in Via Beatrice D’Arborea, e poi ancora, a Sassari il presidio in piazza Caduti del Lavoro dalle 9 alle 13 e a Portoscuso, nel piazzale davanti alla centrale Enel Grazia Deledda dalle 8 alle 13.

Ma sono diverse le ragioni che hanno portato i sindacati a proclamare uno sciopero di quattro ore dei settori privati e otto del comparto edile in tutta Italia, ragioni che in Sardegna sono più che mai sentite, visto il quadro relativo sia alla sicurezza nel lavoro che ai dati sull’occupazione e sulla precarietà.

Tre gli obiettivi prioritari di Cgil e Uil per la giornata di giovedì 11, alla quale seguirà la manifestazione a Roma in programma per il 20 aprile: il primo, sintetizzato nello slogan “Zero morti sul lavoro” mira a superare il subappalto a cascata, rafforzare le attività di vigilanza e prevenzione, potenziare la formazione, subordinare finanziamenti e incentivi pubblici all’applicazione dei contratti collettivi firmati dai sindacati più rappresentativi; il secondo punto, “Per una giusta riforma fiscale”, ha come obiettivo la riduzione della tassazione su lavoro e pensioni, una fiscalità progressiva che escluda la flat tax, la lotta all’evasione fiscale che ammonta a circa 90 miliardi l’anno con i quali si potrebbero finanziare sanità, istruzione e investimenti; il terzo punto, “Un nuovo modello sociale e di fare impresa” rimette al centro il valore del lavoro e della qualità di un’occupazione stabile e non precaria, partendo dal rinnovo dei contratti.

Anche in Sardegna è preoccupante l’incremento, purtroppo in linea con la tendenza nazionale. Nel solo mese di febbraio si registra +17,6% di infortuni denunciati all’Inail (erano 710 a febbraio 2023, sono 835 quest’anno ), +6% nel dato relativo al bimestre gennaio-febbraio, in cui si contano in tutto 1746 denunce (erano 1650 nel primo bimestre del 2023). Oltre l’89% degli infortuni avviene in occasione di lavoro, gli altri in itinere. Riguardo ai settori, il 71,4% si verifica nell’Industria e Servizi con il dato più alto nelle Costruzioni ma con una crescita anche in Agricoltura. Le denunce aumentano in tutti i territori tranne Oristano: Cagliari e Sassari, con il 33% e il 27%, sono quelle che raccolgono più casi, segue il Sud Sardegna con il 18%.

Gli infortuni riguardano soprattutto gli uomini (64,8%) e le persone di nazionalità italiana (96,3%), e si concentrano tra i 40 e i 64 anni, in particolar modo tra gli over 50 (circa il 41%). I casi tra i giovani fino a 29 anni rappresentano il 21%, in lieve diminuzione rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, mentre cresce il dato relativo ai trentenni (+8%). Ma sono soprattutto i lavoratori più adulti a registrare l’incremento maggiore di denunce di infortunio: +13,6% tra i 50 e i 74 anni. Crescono sensibilmente le denunce di malattie professionali rispetto ai primi due mesi del 2023: da 729 a 1255, nell’86% dei casi riguardano uomini, occupati prevalentemente nel settore dell’Industria e dei Servizi. La provincia di Cagliari concentra il 58% delle denunce, seguono Oristano e Sud Sardegna con il 14% e 12%. I primi due mesi del 2024 contano già 4 denunce di infortuni con esito mortale: tre a Cagliari e uno a Sassari.

 Il quadro regionale si distingue in senso negativo rispetto a quello nazionale. Il tasto dolente è il carattere precario dei nuovi contratti visto che i rapporti di lavoro a termine e precari sono prevalenti nel mercato del lavoro sardo. Le nuove assunzioni nel 2023 sono state 218.488 a fronte delle 216.709 del 2022, pari a +0,8%, dato che evidenzia un ulteriore rallentamento della crescita già rilevato nel 2022. Le nuove assunzioni a tempo indeterminato rappresentano l’11,2%, in lieve contrazione rispetto all’anno precedente (11,5%), mentre l’87,4% è regolato da contratti a tempo determinato (44,2%) e da quelli più precari, stagionali, in somministrazione e intermittenti (43,19%). Questi ultimi interessano maggiormente le lavoratrici: il 45,4% contro il 41% degli uomini e se si considerano i contratti a termine, si arriva all’88,8% (è dell’86% quella maschile). Insieme alle donne sono i giovani a essere più vulnerabili: un lavoro su due offerto ai giovani è regolato dai contratti più precari (stagionali, somministrati e intermittenti), quasi 10 punti percentuali in più rispetto ai lavoratori sopra i 50 anni.

Per quanto riguarda gli indicatori del mercato del Lavoro, nel 2023 il tasso di occupazione registra +1,2%, e si attesta al 56,1%, dato inferiore alla media nazionale (61,5%). A crescere rispetto all’anno precedente è soprattutto l’occupazione femminile, mentre quella maschile risulta stabile: si tratta, ad ogni modo, di valori che non compensano la differente partecipazione al mercato del lavoro tra lavoratrici e lavoratori (63% a fronte del 49,1%, era 46,7% nel 2022). La disoccupazione passa da 11,8% a 10,2% (7,8% la media nazionale). Il tasso di occupazione giovanile tra i 15 e i 24 anni è del 18,5%, con una differenza di circa 8 punti percentuali tra i generi (22,7 a fronte del 14% femminile). I giovani contano, a conferma della maggiore fragilità, un tasso di disoccupazione molto elevato: 16 punti percentuali in più rispetto alla media regionale (il 26,7% a fronte del 10,2%).  

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