Coldiretti Sardegna, giornata dell’acqua: basta sprechi, necessarie azioni in infrastrutture e agricoltori al centro della gestione idrica

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La Sardegna ha appena attraversato uno degli inverni più caldi di sempre con ripercussioni sul sistema agricolo tanto che in molte aree dell’isola molte colture sono in sofferenza, con particolare riferimento al Sud Sardegna, alla Nurra, all’Ogliastra e nel Sarrabus. Un momento difficile acuito dal paradosso sulla gestione di alcune infrastrutture idriche. Proprio nella Giornata mondiale dell’Acqua che si celebra il 22 marzo, si rilancia la necessità già sollevata da Coldiretti Sardegna di avere uno scatto in avanti per la modernizzazione delle reti irrigue nell’ottica in primis della riduzione delle perdite che nella regione oggi toccano oltre il 40%, ma anche per adottare sistemi più moderni che consentano di interconnettere meglio le dighe sarde.  

Anche perchè “l’acqua è come la salute, spesso si apprezza quando manca: Un paradosso che viviamo ancora oggi e su cui si deve riflettere con attenzione”, rimarca Battista Cualbu, presidente di Coldiretti Sardegna, partecipando all’incontro organizzato a Cagliari dal Consorzio di bonifica della Sardegna Meridionale e dall’associazione dei dottori agronomi della Sardegna sul ciclo dell’acqua e sul suo uso sostenibile. “La Sardegna negli anni ha dimostrato di saper invasare bene la risorsa idrica ma per colpa delle reti colabrodo e per la mancanza di alcune infrastrutture siamo al paradosso che alcune dighe al massimo livello come il Tirso sversino acqua a mare, mentre a pochi chilometri quella del Flumendosa sia in grande sofferenza con 200 milioni di metri cubi in meno – ricorda – si devono sfruttare meglio le opportunità in arrivo, come quelle del Pnrr, per realizzare infrastrutture”. Anche perchè, per usare le parole del direttore Coldiretti Sardegna, Luca Saba “la situazione che si sta vivendo in molte aree della Sardegna, come quella meridionale 

è inaccettabile – ricordava – gli agricoltori e gli allevatori vogliono sapere se vale più il bene primario come l’acqua o i costi di gestione delle infrastrutture idriche”.

Da qui per Coldiretti Sardegna la necessità di azioni politiche che mettano al centro della gestione delle acque gli agricoltori con un loro maggiore coinvolgimento nella gestione delle dighe, pensando di sfruttarle anche per generare energia. Il tutto con l’altrettanto fondamentale importanza dettata dal ruolo del prossimo assessore regionale. “Durante il nostro partecipato incontro con i candidati era stato preso un impegno da parte della neo eletta presidente Todde, ci auguriamo che la scelta sul prossimo assessore dell’Agricoltura ricada su una persona competente e forte politicamente – rilancia Cualbu – purtroppo dai primi approcci non sembra si stiano rispettando questi impegni. L’agricoltura sarda necessita di una persona che abbia la forza politica di far valere in Europa le ragioni della Sardegna e degli agricoltori sardi”. SICCITÀ. 

Il 15% dell’intero territorio dell’Unione Europea è in allerta arancione per la siccità e per un altro 1% siamo all’allarme rosso, anche a causa delle temperature record registrate a febbraio nel vecchio continente, superiori di 3,3 gradi rispetto alla media storica 1991-2020 del periodo. E’ quanto emerge da un’analisi della Coldiretti su dati dell’Osservatorio europeo sulla siccità relativi alla prima decade di marzo diffusi in occasione della Giornata mondiale dell’Acqua che si celebra il 22 marzo. Gli effetti dei cambiamenti climatici stravolgono il normale andamento delle stagioni, con la mancanza di pioggia e neve che ha mandato sotto stress territori e coltivazioni, con una situazione difficile che non risparmia il nostro Paese, nonostante il maltempo delle scorse settimane.

Una rete di invasi per il Paese. Il paradosso è che un Paese piovoso come l’Italia perda ogni anno l’89% dell’acqua che cade, la quale potrebbe essere conservata per esser messa a disposizione degli agricoltori e dei cittadini quando serve. A tale scopo Coldiretti chiede di dare attuazione al progetto di una rete di invasi, promossa assieme ad Anbi. I laghetti sarebbero realizzati senza cemento, con pietra locale e con le stesse terre di scavo con cui sono stati preparati, per raccogliere l’acqua piovana e utilizzarla in caso di necessità. L’obiettivo è arrivare a raccogliere il 50% dell’acqua piovana – conclude Coldiretti – che potrebbe essere utilizzate per una molteplicità di altri utilizzi, riducendo il prelievo di quella potabile.

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