Covid-19, quando ce ne libereremo ?

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Dopo circa due mesi di misure stringenti, per il contenimento del contagio da Covid-19, inizierà la agognata fase due, quella della riapertura e della ripartenza.

Ma il futuro è incerto, sia per i temuti rimbalzi economici che questa situazione ha creato, ma soprattutto perchè – ormai è certo – tutto non tornerà come prima e si dovrà imparare a vivere in maniera diversa.

Data per presupposta questa realtà, c’è poi un’altra domanda che non è affatto peregrina: siamo sicuri che di questo virus riusciremo a liberarcene, oppure – nostro malgrado – saremo costretti a conviverci ?

Gli esperti e la scienza sul punto, non danno risposte tranquillizzanti: c’è chi sostiene che questa pandemia potrebbe durare anche due anni; lo afferma una ricerca dell’istituto tedesco Robert Koch. Il Covid-19 potrebbe tornare ciclicamente ogni anno, proprio come l’influenza.

A lanciare l’allarme è anche l’esperta di malattie infettive del Johns Hopkins Center for Health Security, la Prof.ssa Amesh Adalja, la quale sostiene che: “il Coronavirus sarà con noi per un pò di tempo, in quanto endemico nelle popolazioni umane e non lo sconfiggeremo senza un vaccino”.

Potrebbe diminuire la frequenza di trasmissione – ritiene sempre la scienziata – così da fornirci il tempo necessario per lavorare su un vaccino sviluppato per il ceppo successivo.

Certo, la diffusione della carica infettante potrebbe rallentare con la bella stagione; la primavera è arrivata ed il cambio di temperatura che diverrà da qui in poi decisamente più calda, potrebbe ostacolare la trasmissione del virus in maniera simile a quanto avviene con l’influenza stagionale, che si ripresenta però sempre di anno in anno, in autunno ed inverno.

Un concetto simile, è stato espresso anche dal Prof. William Schaffner, specialista di malattie infettive della Vanderbild University, secondo cui: “I virus respiratori sono molto stagionali, ma non sempre. Speriamo che la primavera faccia recedere questo virus, ma non possiamo esserne certi”.

Dovremo essere capaci di resistere, sostiene il Prof. Francesco Milazzo, già primario del reparto di infettivologia dell’Ospedale Sacco di Milano: si tratta di “Una pandemia importante e grave che ci interesserà per qualche mese e probabilmente si verificherà qualche ripresa anche in autunno e in inverno – Diciamo che l’esaurimento naturale della malattia avverrà, quando buona parte delle persone verranno infettate. Se non si trova un vaccino, potrebbe durare anche due o tre anni con una pausa nelle stagioni calde”.

In sostanza il virus – in mancanza di un vaccino risolutivo – continuerebbe a strisciare sotto traccia, fino a riemergere nella stagione fredda.

Altro studio appena pubblicato su ‘Science’ dal team del Dott. Stephen M. Kissler dell’Harvard T. H. Chan School of Public Health di Boston (Usa), conferma questa previsione, ipotizzando per il futuro, con ragionevole fondatezza un ‘andamento stagionale’ del virus.

Studi che dimostrerebbero come l’incidenza del Covid-19 potrebbe allungarsi addirittura fino al 2025: tutto dipenderà dalla durata dell’immunità umana, della quale gli scienziati sanno ancora poco.

Ecco perchè da più parti nel mondo scientifico, si parla di necessari ed urgenti studi sierologici longitudinali, in grado di determinare l’estensione dell’immunità della popolazione e poi se questa immunità diminuisca con il tempo e con quale frequenza.

Purtroppo, le autorità sanitarie ritengono decisamente improbabile che il famigerato Covid-19 avrà un comportamento simile al ‘cugino’ Sars-CoV-1 e che venga eradicato dopo aver causato una breve pandemia. Piuttosto, la sua trasmissione potrebbe assomigliare a quella dell’influenza pandemica, con una circolazione stagionale.

In questo studio, lo scienziato ed i suoi colleghi affermano – sulla base delle simulazioni predisposte – che nei prossimi anni, il fattore chiave che modulerà l’incidenza del Covid-19 sarà proprio la velocità con cui l’immunità al virus si riduce.

Lo studio prosegue sottolineando come, in tutti gli scenari simulati, incluso quello di un distanziamento sociale occasionale e intermittente, il contagio tornerà a diffondersi quando le misure vengono revocate. Ad esempio, se il distanziamento sociale si allenta quando la trasmissibilità del virus aumenta in autunno, potrà verificarsi un’intensa epidemia invernale, che si sovrapporrebbe alla stagione influenzale e metterebbe fuori gioco gli ospedali.

Altra ipotesi, sempre inserita nello studio dell’Harvard T. H. Chan School of Public Health di Boston, presupporrebbe un Covid-19 attivo fino al 2025 ma in maniera intermittente: solo l’arrivo di nuove terapie potrebbe attenuare la necessità di un rigoroso distanziamento sociale; in mancanza invece di farmaci efficaci o vaccini: “Potrebbe essere necessario – scrive Kissler – mantenere una sorveglianza e un distanziamento intermittente nel 2022”.

Insomma, parrebbe essere una pandemia a cicli, di lunga durata – questo lo scenario descritto anche dagli studiosi dell’Imperial College di Londra – con andamento a ondate, probabilmente della durata di un anno e mezzo.

Potrebbe essere necessario anche un meccanismo di quarantene ripetute: periodi di due mesi, in cui viene rispettata la regola della distanza sociale con la riduzione dei contatti tra le persone, alternati a un periodo di un mese di riapertura.

Insomma, un futuro a tinte fosche ma con una luce in fondo al tunnel, che sarà raggiunta con la scoperta di un vaccino efficace distribuito al numero maggiore possibile di persone, così che si inneschi la c.d. ‘immunità di gregge’, quella situazione cioè in cui i soggetti immuni, perché già vaccinati o perché infettati ma guariti, rendono difficile al virus la diffusione, immunizzando in maniera indiretta anche quei soggetti residui ancora esposti.

La speranza quindi è la cura, il vaccino che ragionevolmente non sarà però disponibile all’utilizzo su larga scala prima di 10/14 mesi. Fino ad allora si dovrà attendere e combattere.

Alberto Porcu Zanda

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