Teatro Massimo,”Edipo Re”: la favola nera secondo Fernando Bruni e Francesco Frongia.

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Seneca, Dryden, Lee, Cocteau, Hofmannsthal, Mann, Berkoff, Durrenmatt. Nell’Edipo Re di Fernando Bruni e Francesco Frongia, vi è la sintesi di tutti loro con un tocco moderno e svincolato dai cardini delle tragedie greche. Inserita nel calendario della Grande Prosa Cedac, la “favola nera” prende vita con un cast tutto al maschile vestito egregiamente da Antonio Marras.

Fra parricidio e incesto, il re di Tebe, si muove fra trionfo e rovina, fra gioia e dolore. Valentino Mannias è Edipo mentre gli altri altri attori si muovono sul palco su più ruoli. Edoardo Barbone è Creonte e Manto. Ferdinando Bruni è Laio, Sfinge, Tiresia, il Pastore. Mauro Lamantia è Giocasta.

Il sipario si apre con Edipo vestito con umili vesti e addormentato su uno strato di sabbia. Nel sogno, tre strani individui, gli comunicano un triste oracolo: ucciderà il padre e si unirà carnalmente con la madre. E’ un triste presagio, una sorte avversa da cui allontanarsi. Tuttavia, il destino per il protagonista principale non sarà differente.

Giocasta, regina rimasta vedova di Laio, ucciso involontariamente da Edipo, offre se stessa e il regno a chi possa liberarla dalla Sfinge, una figura crudele e cinica. Impersonata come una una vecchia signora in kilt scozzese con cresta, unghia, guanti e artigli da uccello, la triste figura propone un indovinello a due opzioni: vittoria o morte.

Edipo, già inconsapevole uccisore del proprio padre, la sconfigge ottenendo in premio corona e moglie- E’ un’unione suggellata da due enormi mantelli calati dall’alto corredate da due enormi corone. Scoperta la verità, Edipo e Giocasta, sembrano scoppiare nelle loro evidenti e ambigue condizioni: moglie e madre, marito e figlio. “Fu la colpa o fu il destino? Fu l’uomo o furono gli dei?”

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