Vertenza Tim, la Fistel Cisl scrive al Consiglio di Amministrazione

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Signor Presidente, Sigg. Consiglieri, nelle prossime ore è convocato uno dei CDA più difficili della storia di TIM, come sapete, il sindacato ha contrastato il piano di separazione della Rete dai Servizi e sostenuto da sempre il modello alternativo di società verticalmente integrata, purtroppo nell’indifferenza di tutto il sistema politico italiano.

Alla luce del “fumoso” piano di disturbo di Merlyn presentato alla vigilia del CDA, come FISTel Cisl lo contestiamo nel merito perché venderebbe i Servizi e anche TIM Brasile e nel metodo poiché la divisione degli assets non inciderebbe neanche sulla riduzione del debito, non cogliendo nessuna componente di sviluppo e investimento.

Comprare a debito TIM non è più possibile, quindi il piano Merlyn esporrebbe migliaia di lavoratori alla precarietà e al licenziamento con la cessione dei rami aziendali non considerati core. Avrebbe ricadute negative sul processo di digitalizzazione del Paese sfaldando ancor di più il già precario equilibrio delle Telco nell’attuale panorama delle TLC.

Riteniamo quindi, il piano “alternativo” un’arma di distrazione di massa per acquistare tempo da parte di Vivendì e i suoi accoliti. Nessun progetto industriale per il Paese, un ulteriore tentativo di distruggere quel poco che è rimasto di Telecom/Tim dopo le note vicende finanziarie a valle della privatizzazione. Pertanto riteniamo che, chi ha la responsabilità di decidere ha già scelto un’altra strada, prima il CDA di TIM e successivamente il Governo hanno scelto la separazione della Rete dai Servizi e hanno valutato positivamente la proposta di KKR.

Le responsabilità di Vivendì che tanto si agita in queste settimane sono enormi, il primo azionista di TIM non avrebbe dovuto dimettersi dal CDA e si sarebbe dovuto impegnare nelle sedi opportune con proposte serie per difendere il capitale investito e gli interessi dell’azienda e dei lavoratori. Trattandosi di una azienda strategica, peraltro sottoposta alla Golden Power, il Governo è il soggetto che volente o nolente indirizza le strategie di politica industriale, quindi, è fondamentale il suo gradimento nei progetti che ridisegnano il settore delle TLC nel Paese.

Vivendì non si sta dimostrando un investitore serio per gestire un’azienda complessa e strategica, sta mancando di rispetto alle Istituzioni del Paese. Se poi il Governo, decide di investire “risorse pubbliche”, sulle quale noi siamo d’accordo, per chiudere definitivamente una storia infinita e negativa di cambi di management ed azionisti nel corso di decenni, allora il proprio parere diventa vincolante!

Come FISTel – Cisl stiamo seguendo ora per ora l’evolversi della situazione intorno a TIM perché
siamo molto preoccupati per i lavoratori, per il loro futuro e per lo sviluppo del Paese.
Pertanto siamo anche preoccupati dalle minacce di Vivendi al Consiglio di Amministrazione e dalle
manovre di disturbo del fondo Merlyn, che ha avanzato una proposta subito bocciata nettamente da
Governo e mercato, generando anche tanta confusione tra le lavoratrici ed i lavoratori.

La FISTel Cisl ritiene che In un momento in cui l’azienda si accinge ad affrontare una decisione
storica, la preoccupazione dovrebbe essere per il futuro della stessa TIM, del comparto delle TLC e
soprattutto dei lavoratori piuttosto che sugli interessi dei singoli, cosa che emerge in modo
inqualificabile nel piano Merlyn. Nei giorni scorsi scrivendo al Presidente della Consob, avevamo
segnalato che più che un piano alternativo a KKR, quello di Merlyn sembrava un “regolamento di
conti” tra l’attuale Management e i nuovi, ma vecchi pretendenti.

Come già richiamato sopra, il Governo è intervenuto con decisione sul futuro di un asset strategico per il Paese ed è opportuno che in questo contesto al CdA di TIM sia lasciata la serenità di scegliere la strada che ritiene più opportuna per superare i nodi che da troppo tempo penalizzano sviluppo dell’azienda e futuro dei lavoratori.

La FISTel Cisl ritiene che non ci sia più tempo da perdere, la situazione del settore è disastrosa, dal rapporto sulle TLC i ricavi continuano a calare, la marginalità anche e gli investimenti non sono più sostenibili, è a rischio la continuità delle aziende del settore. TIM rischia più delle altre perché è l’azienda più grande che occupa circa 40.000 persone oltre l’indotto, per cui chi ha responsabilità deve esercitare il mandato che ha ricevuto fino in fondo e in piena coscienza.

Nessuno può lavarsi le mani, qualcuno invoca di non decidere perché ad Aprile il mandato dei consiglieri scade, secondo noi, sei mesi ed oltre di incertezza, di trascuratezza, di immobilismo dell’azienda si trasformerebbero in un colpo mortale per TIM e i suoi lavoratori. Noi la nostra parte la stiamo facendo fino in fondo, preso atto che il nostro modello non ha avuto l’appoggio del Governo e del Parlamento, adesso le priorità sono il lavoro, l’occupazione e la gestione dei processi che si determineranno a valle dell’operazione per la difesa degli interessi delle lavoratrici e lavoratori.

Come sindacato siamo preoccupati per le incertezze attorno all’operazione e per questo chiediamo
con la massima urgenza un incontro con il Governo perché spieghi dettagliatamente gli obiettivi e
le prospettive di medio-lungo periodo.

Chiediamo garanzie per tutti i lavoratori, certezze sui perimetri aziendali e occupazionali e misure per sostenere il settore delle TLC in un momento complicato per un’industria essenziale per lo sviluppo del Paese. Si faccia chiarezza nell’interesse di Tim e dei suoi lavoratori che da tempo aspettano indicazioni. Auguriamo al consiglio di amministrazione di decidere con serenità, secondo coscienza nell’interesse generale del Paese e delle decine di migliaia di famiglie che vivono grazie al business di TIM

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