Elezioni Sardegna 2024, le dieci richieste della Cgil alla prossima Giunta

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Alle forze politiche e ai candidati alla carica di Presidente della Regione Sardegna e alla carica di consigliere regionale, la Cgil propone il Manifesto con le sue proposte e le sue priorità. Quale che sia l’esito delle elezioni del 25 febbraio 2024, la Cgil Sarda si batterà perché gli obiettivi politici e programmatici qui esposti trovino effettiva attuazione.

1. Riportare il lavoro al centro dell’azione di governo e del dibattito politico. Per restituire fiducia e speranza alle donne e agli uomini della Sardegna, per proiettare la regione nel futuro, per ribaltare una pesante situazione economica e sociale, occorre puntare sul lavoro. La creazione di lavoro stabile e di qualità, all’insegna del rispetto di leggi e contratti collettivi, con retribuzioni adeguate, è il principale volano per lo sviluppo economico di ogni realtà territoriale. A questo obiettivo dovranno essere prioritariamente rivolti gli sforzi del nuovo governo regionale. Per questo, servirà mettere al centro il dialogo tra la regione e le forze che rappresentano il lavoro e le imprese, dialogo che nella legislatura che si chiude non si è mai avviato.

2. Ripensare il modello di sanità che si è realizzato in Sardegna e restituire ai cittadini sardi il diritto alla salute e alle cure, diritto che oggi non è sempre garantito. La negazione di questo diritto diventa un fattore di nuove disuguaglianze, nel contesto di un servizio in costante declino. Questa tendenza va invertita e, in questo contesto, vanno individuate misure di welfare sociale in favore degli anziani, delle persone non autosufficienti, delle fasce più deboli della società.

3. Ricontrattare su nuove basi con le autorità nazionali ed europee le condizioni della continuità territoriale per i collegamenti via aereo e nave. Occorre quadruplicare le risorse economiche stanziate per l’attuale modello, per costruire le condizioni volte ad affermare il diritto dei cittadini sardi alla mobilità.

4. Rendere concreto il principio di insularità intervenendo con adeguate risorse su infrastrutture, mobilità interna, rete viaria e ferroviaria, banda larga, strutture per la connessione digitale. È anche così che si contrastano i fenomeni di spopolamento e di declino delle aree interne.

5. Attuare politiche industriali ed energetiche per favorire la transizione verso la sostenibilità e il cambiamento dell’industria della Sardegna, scegliendo la strada della realizzazione della dorsale per il metano e della diffusione regolamentata delle fonti energetiche rinnovabili nelle apposite aree idonee, nel percorso verso la progressiva decarbonizzazione. Per raggiungere questi obiettivi, proponiamo l’istituzione della Agenzia regionale per lo sviluppo industriale e del Fondo speciale per la transizione industriale.

6. Utilizzare pienamente i fondi europei e nazionali per lo sviluppo sociale ed economico della Sardegna: non solo il PNRR, ma anche e soprattutto il Fondo sociale europeo, il Fondo sviluppo e coesione, il Fondo europeo di sviluppo regionale, il Just Transition Fund. Al riguardo serve una nuova capacità di programmazione della macchina amministrativa regionale e la piena valorizzazione delle risorse rappresentate dai lavoratori della Regione Sardegna e, in generale, del lavoro pubblico.

7. Definire una nuova strategia regionale per l’istruzione e il diritto allo studio, che sono le leve principali per trattenere in Sardegna le intelligenze e le energie dei giovani.

8. Approntare un nuovo modello produttivo per l’agroindustria, per le attività agropastorali, per le produzioni tipiche, per il settore della pesca, per il turismo di qualità.

9. Costituire un comitato sardo di supporto al comitato nazionale per la localizzazione del Telescopio Einstein nella miniera di Sos Enattos.

10. Fare della Sardegna il laboratorio di una sperimentazione della riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario.

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